Guardi gli sguardi allerti e sereni, di cose che sono state, cose che non sono più.
Eppure sono così focali certi iridi scuri contornati di nero che mirano e accecano il soffitto guardando parchi verso l'alto.
Si rimescola l'intestino assieme ai polmoni; si tende la schiena assieme al ventre.
Vorresti possedere l'incontro ultimo e fugace di tutte le cose appartenute a quell'universo, spuntarne di ali sulla schiena di quelle infinite scie luminose e prendere il volo o forse restare solo a terra e non guardare dove ti porteranno, dove sarai.
Ed è ciò che è stato, come era all'inizio, in un solo attimo atroce.
Cose che non ti appartangono smontate e sedute tra plichi e piccoli totem che ci regala quel cassetto profondo e polveroso che sta nella mente e nei ricordi d'altri.
Vorresti solo sbircire dentro piccolo e ingobbito, anche di sfrodo, anche d'acchito.
mercoledì 24 settembre 2008
Quel refolo da sotto la porta
Pubblicato da V. alle 21:08
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