sabato 31 maggio 2008

Il lattaio di Leith

Ho una costola incrinata. E pressapoco la conversazione è stata la seguente.

Ore 10.17 del 30/05 presso lo studio medico.

D: cazzo, dott. G******i è da domenica che ogni respiro è una coltellata
G: ci vorrà più di un mese prima che tutto vada a posto
D: ho capito, ma mi prescriva qualche cosa; non ho assunto nulla
G: prendi un antidolorifico
D: dottore, devo prendermi un litro di nimesulide per non sentire più niente

Lui apre un'anta, prende un blister e mi porge una compressa orosolubile

G: mettila sotto la lingua
D: cos'è?
G: mettila sotto la lingua e torna in ufficio

Faccio quello che dice: la metto sotto la lingua, salgo le scale, la compressa si sfalda, i recettori fanno il loro dovere, entro ed il dolore è scomparso.

Ore 17.48 del 30/05 presso lo studio medico.

D: dott. G******i mi potrebbe prescrivere il farmaco di questa mattina
G: mi spiace, non posso
D: ed io come cazzo faccio 'sto fine settimana?
G: davide, mi spiace, ma proprio non posso
D: ma almeno mi dica di che cosa si tratta, ho un amico farmacista, sicuramente me lo procurerebbe senza ricetta
G: smettila, non posso, come lo giustifico di averti somministrato un confetto di morfina da 30 mg

Salgo in macchina. Avvio il motore. E penso a quanto sarà dura domani tornare al blando e delicato Aulin.


venerdì 30 maggio 2008

Teoria Unificatrice Universale

Non è tanto l'accoccolarsi di pieghe vecchie che cercano di lisciarsi tra le molteplici valli del cuore.

E' quando te li strappano i sentimenti, che ci rimani di bocca aperta e confuso.

Ti strappano possibilità, clamori, sensi e pulsioni; ti negano di correre e ritornare, percepire e buttare fuori dai polmoni aria che fa eco.

E tu il mondo lo vedi fermo nella mobile confusione dei colori, che ti sembra di muoverti a velocità impossibili anche se cercano di far rotolare sassi e gravi tra le cortecce di gambe.

Non toglietemi il fiato a cercar di cambiare certe cose. O Cose.

Oppure che ci si provi pure.

Tutto quello che rimane alla fine è moto e azione.
E io non mi fermo.

giovedì 29 maggio 2008

Meet you Snowcat

Se mi dovessi raffigurare, vorrei proprio cosi: nemmeno a farlo apposta.. che scrive, con la mela, con le foto, che osserva.

Mitico Snowcat, direttamente da Hong Kong

martedì 27 maggio 2008

Eden

Turbato.
Allungato.
Contemplato.
E grato.

Di non andare poi troppo lontano per trovare Cose e vibrazioni.

Che vibra.. vibra, si!

Impastato in farina fine di sabbia, appeso alla luna con un filo sottile e lucente, immerso nell'acqua e da li pendolante, lentamente, dolcemente.

Vicino qui, è Eden.

An Inverse Cinematic

Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.

E poi mi sblocco di nuovo.

Come quei docili cannuli giapponesi dei giardini zen che riempiti d'acqua fino all'orlo schioccano verso il basso a riversare l'argento sulla pietra; e poi di nuovo in alto.

Tra le poche cime nemmeno tanto tempestose nella mia testa, stamattina guardavo dondolare sinuose evasioni in un'incertezza quasi adolescenziale.

Lo faccio, o non lo faccio?

Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.

Sbloccato di nuovo.

E ci sarà pur un motivo sull'impossibilità di non poter avere tutto.

Eh.

domenica 25 maggio 2008

Il bianco e il rosso non hanno confine

Se uno specchio di spuma scende dal paradiso e si appoggia contro pareti che non avresti pensato di sapere, ecco che l'infinito si schiude.
E tutti i sentimenti, cattivi pensieri, belle sfumature dell'animo si aprono e diventano rotonde e luminose.

Vibra di metallo e lucida armonia ma non fa parte di questo mondo, non cammini sulla terra, non nuoti nel mare, non fai altro che volare e prendere tutto ciò che dall'altrui mani e cuore arriva.

Non puoi vivere ne sopravvivere.
Non puoi dare ne ricevere.
Non puoi star solo ne in compagnia.
Non hai nulla da spartire con un mondo che non ti può contenere e vorresti farti contenere allora da qualsiasi altro.

Vorresti essere d'un bianco spettrale e odiare il sole e trangugiare litri di pioggia calda e riversare tutto nello stomaco pieno di acide speranze.

Non più un organo che spinga emozioni e sangue, solo un buco nero e vuoto dove contenere tutto il mondo fuori.

Perchè il mondo fuori è il tuo cuore, e il cuore non è più di carne è solo uno stato mentale.

Qui la mente è solo espressione dell'anima.

E tu di che anima sei?

Io l'anima del mondo.

sabato 24 maggio 2008

L'obolo di 'sta minchia


Questa notte è stato aperto il primo fight club. L'indirizzo per il momento è segreto. Solo per pochi eletti. Le prime quattro persone. Il tutto nato accidentalmente, come ogni scoperta importante. Sangue e polvere. Un composto atavico. E' bello, ogni tanto, sentirsi vivi.

giovedì 22 maggio 2008

Corri sulle stuoie di bambù

Non so se pesano di più sopracciglia indurite dal sonno o pensieri a pozzanghere tra le pieghe di tutti i giorni.

Me ne sento però non appesantito, ne sento solo il peso.

Come cosciente coscienza di coscienziosa riflessione.
(ti perderesti, di grazia, nelle mie parole che rotolano pure per biglie di vetro anche oggi?)

Certe pozzanghere di cui i bambini schiaffano coi piedi la superficie e ne schizzano gocce a secchi sui passanti ignari.

Eh, ignari.

Qui l'ignavia si fa a stuolo di pertiche sul pavimento di terra. Scrocchia e gratta e scoppietta mentre ne schiacci gli steli con una bella soddisfazione di violenza (giustificata).

Traaa-traaa-trrrraaa-trrrrraaaa.

O erre o ti allungate sulle a alla fine, dilungano certi piccoli piaceri quando infastidisci le menti stuccate nelle teste.

martedì 20 maggio 2008

Analgesico emozionale

...succede che ti alzi la mattina con il solito umore impreciso. Arrivi in ufficio con il canonico ritardo di 15 minuti. Ore 9.30 e ti senti un morto vivente o viceversa; un vivo morente. E poi lui ti ravviva la giornata, sbraitando al telefono un: "non me ne frega un cazzo chi è questa persona, io mando a visita medica pure gesù cristo".
Cosicchè è stato creato il codice cliente "A235621". E sono stato incerto tutto il giorno se cristo era meglio come cognome oppure no.

lunedì 19 maggio 2008

Coi passi leggeri di parole

Le mie parole cadono dalle labbra come cristalli e si infrangono.

Non camminare a piedi nudi, i tagli leggeri e rossi di sangue di lorderanno il passo.

O forse lasceranno segni per terra e con occhi sgranati ne seguirò la strada.

La preda

Siamo tutti nati in cattività.

Non esiste la zona selvaggia dove solo unghie nere di terra trafiggono zolle e steli, qui pavimenti bianchi e trasparenze di verde incastonate nei muri ci fanno credere di essere un po' quasi liberi.

Credi di sbranare, addentare, guaire e latrare alla luna bassa e pesante.
Da dietro un tronco , una scheggia di corteccia, muschio o licheni abbarbicati dietro i sassi odorosi.

Ma tu vivi in una gabbia.

Lenta.

Calda.

Bianca ad assorbire tutti i colori e a donare ai tuoi occhi solo quello che vuoi vedere.

Lunga.

E il rosso, i colori, gli scatti tra i rami e le selve adombrate, le corse frenetiche e la fame.

Tutto nella mente.
La gabbia più bella che sia stata mai creata.

sabato 17 maggio 2008

Panoplia

Con mio grande rammarico: purtroppo non sono gay.

Quanti problemi si risolverebbero alla radice?
Ma anche al tronco, ai rami, alle foglie, ai frutti e alle pigne.

E qua di pigna ce n'è una e comanda sempre lei.

Ah!quanto è faticoso essere etero.

Meglio etereo.

venerdì 16 maggio 2008

Se non fosse qui il deserto

Amando e amando ne ho viste di gambe bloccate a morsi da sabbie mobili più pesanti della lava quando diventa nera.
Cosi tanto scioccante ne è il corso che il prigioniero si agita poco e straluna guardando verso il basso con braccia aperte e costernate.

Nemmeno la vede la tua di mano.

Nemmeno la cerca, più preso dal capire che, si, sei bloccato in un momento di granelli e silicio, e fuori fa caldo e l'aria secca i capelli.

Cosi le vittime in mal comune non han nemmeno un'anticchia di gaudio, fosse un unghia o un polpastrello grattato e sfregato contro il terreno attorno.

Ci si stranisce.

Di questa perversione che non sa di autoconservazione ma solo di idiozia.

Un animale sarebbe morto o si sarebbe salvato.
L'uomo è superiore...che ironia.. perchè può anche solo rimanere sommessamente per sua natura, ne dentro ne fuori.

mercoledì 14 maggio 2008

Fuori è ghiaccio e fiamme azzurre

E quel sole batte!

Batte e sbatte, ma è forte e pelle gia scura e bruciata ne ha solo dolore e paura di riprenderne il calore.

Quasi che star meglio sotto leviatani di ghiaccio a raffreddar pelle e volontà, sia tenerla viva ma vigile sotto lo storno che si para di striate blu-azzurro a 100 gradi sotto zero.

Ti fa paura, tornare in una qualche vita.

E ci ho pensato stornando da me stesso pure la sensazione di appagamento e soddisfazione dell'esistenza pacatamente piena di me, io e non-altro-che-me.

Eppure certi dadi che rotolano li senti tombolare giu per le scale, dal cielo, da un albero, da una maschera, da un libro.

Adesso mi chino, rompo questo ghiaccio e ne fermo con mani umide il picchiettare.

Farò in modo che esca il mio risultato, farò in modo che ad ogni nuovo lancio sole, luna, tappeto e vento mi sorridano strafottenti!
Ed io ironicamente li idolatrerò, appagando anche la loro voglia di ego smisurati.

Prendo tutto, ho deciso.

Tremate: l'aria si scioglie al mio passaggio.

martedì 13 maggio 2008

Titanomachia

Scalpito tra titani e foschia sui bordi della valle; e dire che mi ci sono portato dentro maculando qualche pensiero di un po' di stupore.

Plagiavo la strada.

Me ne facevo quasi simbolo mentre snodavo me stesso tra quelle pareti a V che portavano sotto le chiese alte e senza strade sui pendii gia verdi.

Ci si arriverà in qualche modo su quei sagrati che vedi dal basso, abbracciati e sbocciati da coste e mezze cime famelicamente spuntate ad addentar l'aria.

I pensieri erano rocciosi, lenti, ombrosi.
Mi si indurivano addosso, o appesantivano la mente.

Eppure era cosi benevola l'assenza d'altro che potesse in qualche modo scalfire certi Atlanti, in attesa ancora di combattere contro il mare.

domenica 11 maggio 2008

Le grand bleu

Nell'aria calda di una mezza estate quasi anticipata prima che albeggi ancora il cielo, era li arcuato e disteso.

Prima che un nido o un lago ne prendesse l'armonia, mi si stagliava contro il basso crepuscolo che andava svegliandosi; quasi che si pensi all'irreale profilo di certi contorni che noti solo quando quella non luce copre ogni cosa.

E li stava, un cigno dagli occhi di luna.

E mi guardava.

E attendeva e anelava, tratteneva e respingeva, bramava e inorridiva.

Eppure per i tempi interminabili tra quello che è di notte e ciò che sfuma di giorno, ho sentito quel cigno adagiarsi e mescolarsi a quel blu che tutto pervade.

sabato 10 maggio 2008

Per un sole carminio la' fuori

Odore di menta.

Neve di pioppo, qui sotto il piombo basso del cielo.

Poi altri uccelli neri da ali a virgole convesse che mirano sempre direzioni mai note all'uomo.

Neri, piumati, stretti tra pericolo e vento scuro.

E ancora odore di menta. Menta.

Nel naso le venuzze delle foglioline finemente seghettate sprigionano.
Non anelano acqua; si consumano nel profumo che donano, senza nessuna'altra ragione d'essere.

Forte, profumo e ancora coltri di vento addosso sagomano forme, sensazioni e pensieri.

Ti ho preso, menta, nel naso e nella mano.

Quanto profumo, ancora.

Quanto profumo.

giovedì 8 maggio 2008

Prendila così

La vorrei prendere cosi delle volte:

tra bozze e abbozzi, mentre si sfuggono visioni di uomini con forza e controllo cosi solidi da far quasi timore alle piccole anime.

Perchè di piccole, ne esistono la' fuori.

Anime come gusci madreperlati, traslucidi e semitrasparenti; crederesti sia un velo quello che ne ricopre il gentile interno?
No.

Pensi semplicemente che sia la loro natura a spingere la tua visione fin dentro di loro.
Che mai ti stupiscono, infine. Proprio perchè è tutto semplicemente li, il bene e il male, il giusto e lo sbagliato.

Tanto semplice che ti spiazza; e ci vaghi in quello spiazzo bussando alle porte legnose, chiedi con voce incerta se è veramente tutto li, quello che si vede.

Ti parrebbe di capire chiazze di fango sull'erba verde, come a ombre vivide di cieli primaverili, invece è solo sguazzato terriccio ciò che vedi.

A toccarlo è anche freddo, viscido, granulo e sa di terra.

Sa di terra.

Che le piume nemmeno ti fanno volare se indurite nella creta.

Goddess of Gush

Squirting: mito o realtà? Piscio od eiaculazione femminile?
Un'altra annosa domanda che non mi farà riposare questa notte!

martedì 6 maggio 2008

Un latere che corre verso un dio

Quando corri, puoi correre o rincorrere.

Al solito si rincorre per futile natura umana.

Eppure c'è chi è più bravo nei 100 metri o nel fondo.

Ma partire per i 100 metri o per il fondo senza averne il fiato è qualcosa di stupido?

E perchè allora comunque e stonatamente lo facciamo tutti i giorni?

Inchiniamoci tutti, figli di Masoc.

Negli angoli sirene

Aver le mani stese allungate aperte oblique su tasti neri e bianchi poco più che legno e osso una volta vivi.

E riviverli ancora molto più assonanti di quella realtà che mal si cela dietro a inutili melodie trite di giorni granulosi sotto il sole di maggio.

Se mi guardo li nel nero di fronte vedo anche l'immagine riflessa nella liquida smaltatura di cera del legno.

Un velo di notte d'ebano avvolto in tese di note pure e laschi accordi di melliflue corde di metallo.

E le coppie di note, le triple, i gruppi e le due mani assieme tornano su scoperte sempre nuove per cascate di suoni a zecchini svuotati in una fontana d'argento.

Dagli occhi di luna anche stasera mi guardano certe sirene li in attesa con la guancia contro il muro.

Ancora bisbigliano a bassa voce e mostrano i candidi denti come lutee perline; ancora sorridono con gli occhi e non ne forman mai rughe i loro sottili pensieri.

lunedì 5 maggio 2008

Autocritica parte II

Ripetimi che sono un incurante pezzo di merda.

Non si stupiscano, è solo carbone in fondo

C'è stanchezza anche nel diamante questa sera.

Cosi radioso, sfaccettato, unico e avvolgente.

Dicono sempre.
E lo dicono..oh se lo si sente dire ogni volta di nuovo.

Nemmeno lui si stupisce più, perchè lui lo è.
Veramente.
Non ci si crogiola mica, un diamante.
Anzi, sono gli altri che lo dicono.
Lui non si cura di questo.
E la realtà che si sente e si vede davanti agli occhi a parlare con mille bisbigli tra le righe perfette dei suoi lati.

Quanto mai voluto e desiderato però in fondo solo da guardare e sapere che c'è (per sempre diceva De Beers) e non per entrarne a far parte.

La luce bianca che emana è faro e lucore che guida, consiglia, illumina senza false ombre ne riflessi.

Il diamante, sta.

Il diamante è condannato a vedere sempre bene e a capire tutto, perchè lui con la luce ha un rapporto particolare: ne viene trafitto, avvolto, e la divide e la moltiplica per tutto l'iride altrimenti invisibile, sempre e di nuovo.

E quel che lui si sente però, ad esser rimirato e accarezzato, è solo innaturale mancanza di partecipazione.

Molti, tutti quelli che vi si accostano ne dicono che è cosi bello, e non vorrebbero mai perderlo.

Ma in fondo agli occhi che si riempiono di quel lume, anche un diamante può essere solo.

domenica 4 maggio 2008

All'alba sulla strada azzurra

Mi ci ha portato un giorno il destino contro lo spigolo premuto sullo stomaco.

Mentre abbracciavo questo cuneo immenso che davanti a me era profilato, guardavo a stenti e carezze i due lati scuri e lucidi che portavano nelle due direzioni.

Nemmeno la consolazione di strade vecchie da rimpiangere, qui è tutto diverso, da questo momento si aprono scaglie di possibilità come mondi possibili in una meccanica quantistica buttata di traverso nel quotidiano.

Ci penso proprio ora, che non se ne può conoscere insieme peso e direzione di una scelta nel momento in cui la valuti;una o l'altra. Tanto meno capire se alla fine quella strada esista a priori di te.

Proprio nel momento in cui FAI la scelta, la scelta esiste, diventa reale.
Inconoscibile completamente, ma reale.

E per quel poco da una parte vedevo la strada dritta e stabilita, chiara, aree di servizio, carreggiate larghe, cartelli ben segnalati.

Dall'altra tornanti e curve cieche, stretti passaggi, strapiombi.

E ho scelto questo panorama incredibile.

Mi chiedo solo se quel panorama esista solo dai finestrini aperti, o possa essere in qualche modo appieno conosciuto.

venerdì 2 maggio 2008

Col fuoco e la favella

Lo so che non mi si deve comprensione e nemmeno più di semplice attenzione.
Non quella profonda discesa su pendii e voragini scure dell'animo, ne salite verso vette sopra coltri bianche e umide, a vedere il sole vero.

Non mi aspetto che quelle idee fermentino nella testa degli altri, ne che i semi piantati fruttino ciò che la loro natura compete.

Tanto meno che mi venga accarezzata quella pelle interiore, in un massaggio circolare a cercar piege nascoste e definirne peso e sostanza.

Ma chiedo una cosa sola: ditemi cosa volete, o che state per volere, o che potreste volere da me.

Tutto.
Parole, baci, insulti, frasi, gomiti e palmi, sottecchi e sorrisi, strette e abbandoni.

Anche se fosse un calcio o una bastonata, fatemi vedere quella luce chiara e definita che più non mi faccia inciampare in mezzo a spigoli, triclivi e sponde.

Insomma, non latitate, fatevi carico di tutto e parlate.

Parlerò anch'io per voi.

giovedì 1 maggio 2008

Certi lampi a tracciar la notte

Sono solo una persona normale.

Le persone normali dovrebbero portarsi solo coi pari loro, non raggiungere cime e vette da cui guardare il Nord spingersi meridiani più in la.

Mentre la gola si fa di sabbia e calore, i bambini piangono con le armi in mano e un nuovo moto di scoperta anima certe altre vite.

Quella realtà è cosi lontana, tutto si allontana come mai prima quasi a veder anni luce da alpha centauri alla terra direttamente dalla luna.
Quasi che la tua di realtà oltre a non bastare per contenere chissachi altro è molto più regolare e magari più anonima.

Eppure si combatte anche qui in trincea, tutti i giorni.

Che poi nn siano sassi bruciati dal sole ma cartelli e strade di provincia, specchi e vetri rotti ma problemi quotidiani e melliflui sogni in attesa.

Forse non fa differenza, combattere qui o fuori.

Ma la mia è una guerra che combatto senza voler sapere che guerre si perpetuano da altre parti.

Mi basta la mia.