giovedì 31 luglio 2008

Hai visto le luci in corsia

Ci si rende conto sovente delle similitudini diafane tra la vita, il
teatro, e i luoghi di aggregazione.

Che anche se fossero corsie di un supermercato ti danno quel senso di
vuoto e luce bianca straniante alle sette del mattino.

Eppure quell'olio insidioso per terra riporta piedi e gambe all'afosa realta'.

mercoledì 30 luglio 2008

50 mg



A volte, basta davvero poco per essere felici.

E se fossi affetto dalla Sindrome di Tourette?

Oggi un caro amico mi ha preso a schiaffi. Era da tempo che non mi sentivo così bene.

venerdì 25 luglio 2008

Qui le torri scalano i pensieri

Una torre dritta e in piedi, scalata da piedi che non sentono la comune gravità, da cieli tagliati di traverso e caldo afoso ad appiccicare i pensieri sulla pelle.


Siamo presi tra vecchi libri che ritornano e nuove pagine bianche da scrivere.

Quand'anche se ne cerchi il senso come lamponi e mirtilli rubizzi tra i roghi, le significanze ci sfuggono e ci lasciano (pare) poco paghi di soddisfazione.

Ma ecco che un altro paio d'occhi ti danno il senso del tempo ora e il tempo dentro, e tutto il resto può anche scivolare quieto come un fiume smeraldo tra le selve assopite.

giovedì 24 luglio 2008

Anime Salve ed Anime Belle

Ho visto prima un corpo seminudo, e le movenze, i gesti, le smanacciate forti di chi da lassopra aveva per mesi guidato quelle anime a combattere contro il troppo e quelle luci che mai riuscivano a farsi guatare.

Ed era il terrore di tutti i registi, che i propri attori non riuscissero a prendere "la luce".

Poi le vesti e i barattoli semplici, dei camuffati da smaniosi spettatori e prostitute giovani e senza macchia, piedi battuti sul pavimento dalla ricerca di questa sorprendevole anima buona.

Che poi le anime buone non esistano, chi può dirlo.

Da quel carrello poi usato a guisa di metallico e sparuto negozio di tabacchi, il perno attorno al quale le anime basse ruotavano, gravitavano.

E dei movimenti sincopati della cattiva coscienza, e delle voci cavernose dell'Io che tutto vede, e la musica che soffusa recava i ricordi che almeno una volta anche in me provocarono commozione e dolce piegar d'occhi.

Perchè qui gli occhi si piegano, contrastati dalla continua tensione tra il bene di se e il bene per gli altri; inconciliabile amarezza finale nello scontato abbandono degli dei della povera vittima che è in ognuno di noi.

Brucia Shen Te, insegui i tuoi dei con gli occhi e le braccia spalancate; proteggi dal male la miserabile vita che porti nel tuo ventre.

Qui finalmente vedrai: che per quanto ci si possa svuotare d'umanità per porsi al di sopra del bene e del male, il troppo non sta di casa ne sulla terra ne nel profondo del tuo commosso grembo.


Grazie per l'ispirazione alla regia di Anna La Tegola e delle sue Anime Salve, cristallizzate in scena
ne "L'anima buona del Sezuan" di Bertolt Brecht, sul palco al Teatro Libero di Milano.
Spero ancora presto dal vivo in altri teatri più generosi.

sabato 19 luglio 2008

Cerere

Hanno falciato il grano, e il verde all'interno si sfila basso tra decine di filari arrancati nei denti di metallo della macchina.

E la scoperta per caso, guardando a occidente con gli occhi semichiusi del mattino e la finestra stranamente aperta; e stranamente proprio adesso che il campo è tornato al mattino, alla primavera, allo smeriglio di un sole che copula ormai con le zolle nude non più pudenti di giallo.

Ne ho raccolto dentro un po' per me.

E uno sguardo basta per badare al mio raccolto.

Ars Dictandi

Arma a doppio taglio, se la stupidità umana ne prende il controllo e ne esclude la buona fede delle persone.

Che scrivono.

giovedì 17 luglio 2008

Il crepuscolo degli dei

Siamo in pochi.

E ci facciamo spazio in un mondo che non ci vuole più nemmeno come uomini.

Si naviga.

martedì 15 luglio 2008

Ars Cogitans

Si prende ciò che si deve, e si lascia ciò che non si vede.

lunedì 14 luglio 2008

Epistemologia di 'sta minchia

Guardo fisso il bancone. Un atroce dubbio amletico mi scava la coscienza. Magnum Classic od Allemand. Sono un tradizionalista, ma ogni tanto non disdegno lo strappo alla regola. Preso dalla controversa decisione mi si avvicina un bambino con al seguito la dolce mammina. Lui mi guarda, io lo fisso. Scatta, ferendo la madre con una battuta di cui io non ne capisco il contenuto. Inconsapevolmente sorrido. Il genitore mi guarda bonario ed esclama un: "fai ridere anche il signore". Signore con la lettera maiuscola spero. Invece era proprio rivolto a me. Solitario nella corsia banco-frigo. Sarà per il vestito che indosso. Relativo alla seconda personalità. Quella che occupa il maggior tempo durante la settimana. E poi immagino: è come fare una battuta a Batman od a Jennifer. Nessuno sa che sotto quei costumi si cela Bruce Wayne od una puttana.

domenica 13 luglio 2008

Occorre uccidere, distruggere e mutilare, se la causa è giusta

Mi sveglio apatico e nervoso. Non che sia una novità. E' domenica. E dopo inequivocabili conversazioni come potrei sentirmi. Nauseato sfoglio il "corriere della sera". Pagina 19 mi strappa un sorriso. Matteo Cambi, ex patron Guru, sul lastrico. La margherita perde un petalo dietro l'altro. Se non riesco ad avere gioia dei miei successi, almeno godo dei fallimenti altrui. Soddisfatto volto pagina. Sapevo non sarebbe durato molto. Pagina 21 mi comunica la morte del giornalaio d'italia. Non ne conosco il motivo, ma leggendo questa notizia mi sovviene quale espressione potrebbero mostrare le persone all'annuncio della mia scomparsa.

Su quante stelle silenziose hai viaggiato

Perchè il silenzio non è fuori, non è mancanza di suoni dentro due stanze quadrate e su un letto soffuso di rosso.
Nemmeno lo puoi trovare in un campo di grano un po' bruciato e steso al vento, o in una via senza uscita in un tiepido tramonto di questo luglio inusuale.

Alquanto strano pensare che solo il mare calmo nell'albe e nei tramonti possa dare quel rombo basso e ripiegato, tra scogli slavati o sabbie di sassolini piccoli che assorbono tutti i rumori.
Eppure le montagne, le valli e certi angoli di città vecchie, non sono poi veramente cosi silenziosi; da cercarci il silenzio della natura o dei luoghi tralasciati.

Ma qui.
Qui dove latitano latitudini e longitudini che sanno farsi punti precisi e non coordinate, dove l'uno è tale nella consapevolezza di se stesso, dove ci si rifugia quando si scopre l'angolo e la sorgente del vero silenzio.

Se lo si scopre, quel porto e rifugio aiuteranno sempre quella piccola barca a riprender forza e direzione per il prossimo viaggio.

Che sia dietro l'angolo, dall'altra parte del mondo o dentro se stessi.

sabato 12 luglio 2008

Sorrido quando si creano Universi

Tra le parole e il vociare umido e afoso di luglio, certe noci nelle tasche e soffitti infuocati, benevolmente all'improvviso riluce in me quella risata che ho visto esplodere molte volte.

E ti rimane quel piccolo nodo allo stomaco, che sa di universi e possibilità abortite e mai nate.

Grazie al Cielo, questo è il migliore dei mondi possibili.

Quando tramonta l'alba

Mi son ritrovato a saltare un piede alla volta leggero e in equlibrio su pietre disposte in mzzo al lago, affioranti e lucide sotto luna o sole, indifferenti nella loro mobile scultura.

La notte come stato mentale, il giorno come reale che brucia di luce come una foto sovr'esposta.

Volteggiavo in circolo su quei sassi e guardavo attorno fronde e stagni, non mi pareva molto vero tutto quello che stava accadendo.

Ti senti nel posto giusto, ma non sai perchè e aspetti.

Forse è meglio cosi.

giovedì 10 luglio 2008

La notte e l'alba di chi sente attraverso

"Ma mi senti almeno?"
"Penso di si.."
"Come pensi?!"
"Eh, non so se mi è lecito"
"Lecito?Ma io ti sento, e se ti sento sarà pur giusto sentirsi, no? O mi vuoi dire che è un illecito sfuggito al controllo?"
"Chissà, su queste questioni filosofiche non entro nel merito"
"Merito merito. Che merito ci sarebbe nel partecipare di qualcosa di ovvio come il sentire?E poi non facciamo gli stupidi, hai orecchie, parola e occhi; nonchè un bel musone grosso, se vuoi saperla tutta. Quindi non ti nascondere e avvicinati"
"Ah... ecco. Mi devo avvicinare"
"Ovviamente, lo sai che non ho problemi di sorta a chiedere quello che mi va' "
"Certo, come dimenticare certe velleità umane?"

Quella bellissima figura enormemente minuta e striata, avvicinò le sue vibrisse setose al viso un po' rotondo e noncurante che di sottecchi lo guardava.
Forse un morso sarebbe bastato a divorarne il busto tutto intero.
Ma certe tigri non vivono solo nel bengala o in siberia, nel selvaggio modo di vivere dettato dalla caccia e dall'autoconservazione.
Certe tigri non esistono qui.
E quella-diciamo-tigre avrebbe sopraffatto il mondo intero e oltre per proteggere quella furba testa rotonda.

Furba o folle.

Una notte tanto tempo prima, la fuori la notte era immobile e di canapa, il grano sfrigolava piano e la luna mescolava luci e ombre come un caffè denso e riflettente; e i rumori si facevano estivi, e la pioggia era lontana, e le promesse del terreno avevano finalmente dato i loro frutti.
Poi il silenzio: improvviso, pesante e soffuso.
Soffuso per il modo gommoso con cui i suoni rimbalzavano per la stanza da fuori.
Uscito, si accucciò piano perchè sapeva che la sua vita sarebbe dipesa solo da quanto lentamente si sarebbe mosso in quel momento.
Che cosa stupida, si disse, come se il movimento di una discesa sulle ginocchia fosse più sordida e grave di quel mastodontico paio d'occhi a clessidra dorati che lo fissavano bassi.
Occhi cosi mastodontici non potevano esistere.
O forse si?
E i denti... i denti, pensò. I denti erano scaglie quasi a moltiplicare quello sbrego di luna in cielo.
Ed erano tanti, lunghi e perfetti per il loro scopo. Perfetti, si.
Almeno pareva, eppure non si direbbe cosa saggia provarne durezza e movimento.

Però si guardarono.
Dimenticando dimensioni, dentature e occhi da una parte, e umanità, fragilità e mortalità dall'altra.
Si guardarono, e si videro.
Si videro; e semplicemente, come semplicemente accade per tutte le cose prime del creato, si sentirono.
Ogni sera si sentirono, prima con gli occhi e gli odori, poi con i suoni e le parole, e infine con mani e pelo unite a braccia con quella lingua di raso su un cuscino di raspe.

E cosi divennero. Semplicemente divennero.
Il cosa divennero, non contava.

Contava che il loro sentire era ciò che faceva girare e modulare tutto il resto, per qualsiasi luogo e tempo si potesse vagare con la mente e i salti veloci, ciò che permeava il tutto era quello.
Ciò che li definiva.
E nessuno avrebbe permesso a modo suo il male dell'altro.

"Con quegli enormi occhi penso che tu riesca a vederne di particolari e piccole cose"
"Penso di si. Ma non ho mai avuto occhi piccoli come i tuoi, non potrei dirne altrimenti"
"Sofismi. Lo sai benissimo che ti accorgeresti dell'aumentare del mio battito guardandomi solo la gola per un istante!"
"Il giorno che deciderò di fare un poco lauto pasto, ci penserò. Grazie per l'idea"
"Prego"
"Prego. Questa cosa non la capisco. Spiegami"
"Ma è solo un convenevole trito per chiudere il rito dei rigraziamenti. Nulla d'altro"
"Ah.. ecco. Sei stato proprio esaustivo. Le tue spiegazioni sono puntuali e precise, non lasciano dubbi. Sarò stupida io se ti dico che non ho comunque capito? Grazie..."
"Prego!"
"Ecco..."
"Cosa?"
"Questo prego, mi irrita"
"Ti irrita?A te nulla irrita"
"Falso, mi irritano un sacco di cose. L'odore delle persone stupide, le velleità divine, certi suoni osceni che escono da certe bocche e la cipolla"
"La cipolla?"
"Si, la cipolla"
"Certo che sei strana"
"Anche tu per me"
"Questo è vero, quando hai ragione hai ragione"
"Grazie"
"Prego"
"Ancora..."
"Cosa?"
"Prego!"
"Ecco che ti irriti"
Quei denti digrignati in quel modo subitaneo e scricchiolante fecero sorridere di rimando quella testa un po' rotonda di fronte.
"Volevo dirti una cosa"
"Parla, ti ascolto"
"Beh... ti voglio bene"
"Il bene.. me ne vuoi? Questa cosa non l'ho mai capita, sai?Il bene"
"Bene è quando vuoi che qualcuno sia felice, e la tua felicità si riflette e moltiplica nella sua. E' molto personale, un legame magari a senso unico ma forte verso chi lo prova. Anche se molti si riempiono la bocca di certe parole. Dovrebbero starne attenti a dispensare bene come se fossero pioggia e caramelle nel Borneo. Inutili"
"Ecco che sentenzi adesso..."
"Si, sentenzio"
"Comunque questa cosa mi fa sentire cose strane, ancora"
"Cose strane? Cosa?"
"Un certo calore da qualche parte tra le zampe anteriori e la coda, decentrato e diffuso ma localizzato e preciso; un po' sopra e un po' sotto. Forse anche in mezzo agli occhi e sulla schiena, sai? La pancia anche, e i fianchi ne subiscono l'influsso. Insomma, non ci capisco nulla..."
"Bene!"
"Come bene?"
"Vuol dire che sei sulla buona strada per capire il bene"
"Ma non ci capisco veramente nulla col bene"
"Ecco. Questo è cio che ti salva"
"Ti voglio bene"
"Ti voglio bene"

Presero la rincorsa e saltarono sui tetti e i palazzini bassi. Tra quei campi di grano lasciarono orme che si rialzarono senza mostrar traccia. Gli alberi frusciarono e i balzi scossero ovattati la terra nuda. Il mare si avvicinava e corserò forte e a rompifiato sulla spiaggia fredda e compatta. E la neve più in la, e il ghiaccio vetroso e azzurro. In più non si fermarono nemmeno quando le lame dorate tagliarono l'aria satura delle loro corse sfrenate.

"Verso il sole, verso il sole!"

Si sentiva nell'aria squillante il grido di euforia e vita, quasi che a vocalizzare anche ruggiti e rombi di gola ci si mettesse quell'essere enorme e innamorato.

Che finalmente avevano capito il bene.

Il bene di vivere tutto.

Il bene di vivere per sentire attraverso il loro legame, l'infinito intero.

No limits

Quanto si è folli?

(e mi si risponda una volta tanto! sempre li, sotto una cupola d'azzurro e di bianco a strisciar catene di pensieri legati e raffazzonati, per lagnar pochezza e non partecipazione...)

Non appena riprendi il respiro che ti manca si è pronti al nuovo salto.

Se poi di salto evolutivo o nel vuoto, questo ce lo dirà l'asfalto laggiù.

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

Scende. Neanche me ne rendo conto. Salata. E' bastato ancora poco. Accendo un'altra sigaretta. Illusione per non scorgere la faccia umida. Fingo di non sentire. Rotola sul pavimento. Sono quasi certo di averne udito il rumore.

mercoledì 9 luglio 2008

Seppuku

Navigo svogliato e cosa trovo?
Me ne mancano solo un paio. Prometto che ci metterò tutto me stesso per completare la lista.

ATTENZIONE AI SEGNI DI SUICIDIO

1. Ideazione (pensare al suicidio)
2. Uso o abuso di sostanza (aumento o modificazione della sostanza)
3. Senso di colpa (senza scopo o senso di appartenenza)
4. Sentirsi intrappolati (sensazione di come non vi sia alcuna via d'uscita)
5. Disperazione (non vi è nulla per cui vale vivere, senza speranza o ottimismo)
6. Ritiro (da famiglia, amici, lavoro, scuola, attività, hobby)
7. Ansia (agitazione, irritabilità)
8. Sconsideratezza (ad alto rischio - tenendo comportamento eccessivi)
9. Depressione del tono dell’umore (drammatico cambiamento di umore)
10. Parlare di suicidio
11. Dichiarazioni di disperazione, impotenza, o infelicità
12. Preoccupazione per la morte
13. Improvvisamente felice, più sereno.
14. Perdita di interesse per cose di cui uno si preoccupa normalmente.
15. Visita o chiama le persone che si occupano affettivamente di lui.
16. Mettere ordine impostare definitivamente gli affari.
17. Regalare oggetti e beni preziosi.

Manierismo


Mi gira la testa.
L'illusione di un turbine in giostra.
Carosello a cavalli in stile '700.
Scruto l'esterno che si modifica. Purtroppo, io continuo a girare. Non ho ancora il coraggio di scendere. Oppure, credo ancora nella giostra.
Ma la testa continua incessantemente a roteare.

giovedì 3 luglio 2008

Rimming

Adesso che conosco il nome araldico sono un pò più tranquillo. Mi ha creato sempre un certo imbarazzo non avere competenza in taluni contesti.

mercoledì 2 luglio 2008

Stupendo nel clamore di vivere tutto

Ci vuole coraggio a non deludere.

Ci vuole incoscienza ad amare.

Ci vuole follia a pensare che gradini e marciapiedi sconnessi possano portare solamente verso una determinata strada.

Le costanti eccedenze di sentire portano la pelle a staccarsi dalla carne natia e sguazzare libere di appigli in arie, acque, terre e luoghi uscite fuori dai più antichi e mesti libri di autori antichi.

Ci sono parole grevi sussurrate dietro le tende polverose, che si impolverano subito dopo averle messe; colpa forse del loro colore mai giusto per questa stanza.

Ci sono ombre e fotografie appese sui muri, che tali devono rimanere.

Ci sono luci e la Luce di questo soggiorno, che tali e tante volte ho sospirato aspettando il momento che entrassero in me, accantonando felicità negli angoli e depurandomi da certe false e ferrugginose convinzioni.

Ci sono spiriti che si affiancano, modellati come gli allievi martellano a spigoli vivi i modelli impareggiabili del maestro in attesa, in attesa che uno finalmente si faccia avanti e superi in bravura e stupore il più bianco dei sogni di marmo.

Ci sono parole, appunto; scritte e non dette, ritrovate al mattino e mai in fondo vedute veramente.

Ci sono sempre atmosfere basse, foriere di brutto tempo che si accalcano la' fuori premendo alle finestre dopo tanto tempo pulite.

Ci sono io, e mezzo mondo fuori ad aspettare.

Ci sono io, e mezzo mondo fuori che continua ad andare.

martedì 1 luglio 2008

I numeri sulle pagine

Di carta riciclata e scabri tratti di penna, quei numeri segnano la strada che vorresti far seguire a chi affonda occhi e dita nei tuoi piccoli pensieri.

Eppure tanto palese e giusto era l'ordine delle cose.

Tanto che ne tenevo stretta come la mano su un auto d'una sera e crepuscolo; tanto che non volevo lasciar scivolare le sensazioni e il calore.
Non lasciare andar via.

Quasi che sorridessero segni e parole scritti e inviate, spersi e ritrovate.

Qui, con me, finalmente.