martedì 29 aprile 2008

Da sotto il diaframma

Pensavo oggi (e gia qui mi si aprirebbe una nuova tomba e sospiro di rassegnazione dalla platea).

Pensavo, volevo intendere, che si fa sempre a battaglia sospirando di dover cercare i significati ultimi, gli universi, le altre dimensioni, gli altri e noi, noi e loro, io e il sopra o il sotto.

Spaccare capelli sulla terra nuda a zolle riarsa, illudendosi di scorgere il sostegno che sta sotto il mondo delle cose materiali.

Oppure guardare in alto più dell'uranio (iper, magari) per vedere il gancettino a uso di palle di Natale tirate fuori dalla soffitta.

Se non svasando la propria testa per farla entrare in occhi e orecchie altrui, e molto miserevolmente alle volte mesti ritirarsi.

Prendi poi le leggi matematiche, la poesia, la religione, i sensi tutti delle cose e l'amore sempre a se stante e sempre immortale; e cerchi di esserne parte perchè solo a osmotizzarsi a loro riguardi allo specchio la loro materia fine.

Cerchi, appunto.

Ma non puoi.

E allora mi faccio una domanda piccola, serena e sorniona.

Sono veramente così importanti?

Semino dubbio come grani di sale a Cartagine, grani grossi e meticolosamente affosati in profondità. Quasi che l'acqua sopra non possa cospargerne minerali in giro in giro.

Sorrido a me stesso, e un altro segreto me lo son messo da parte.

Si rinasce anche nelle idee, nei modi, nei pensieri.
Questa fenice vola ogni giorno di nuovo.

L'animale




Questa è quella che chiamo bestia, demone.

La guida che stacca pezzi e sfronda cose inutili e sofferenti dalla pelle.

E' l'animale che mi porto dentro.

lunedì 28 aprile 2008

Cospirazioni

Quel qualcosa.

Speriamo veramente....
.... che l'universo ci si metta d'impegno per farmelo avere.

domenica 27 aprile 2008

Poltergeist

Essi, vivono?

Getsemani

Se oggi non hai una pagina "myspace" non sei nessuno.

sabato 26 aprile 2008

Puntini sospesi nell'aria

Si accalcano sempre alla finestra, spingendosi e tirando, attaccandosi per le spalle e buttando dentro gli occhi e il naso.
Mille rotonde opportunità di sere e di profumi, che il tuo naso non ha bisogno di sentire.

Come una roccia bollente al tramonto nel deserto.

Come una fontana piena bagnata anche dalla pioggia.

E poi quando alla finestra vai tu, premendo il naso contro il vetro e le mani sul marmo un po piu freddo del soltio, guardi e basta.

Solo la vista a riempire quel certo bisogno di cose sottili aldilà di te stesso.

Che da solo non ti basti mai.

venerdì 25 aprile 2008

Qui c'è sempre un bel silenzio

Questa sera ho mangiato riso.

E ho pianto.

mercoledì 23 aprile 2008

Segno l'aria come graffi

Gira.

Indurisce la scorza crepata di argilla secca al sole.

Gira.

Pensa e guarda con occhi veloci la linea dell'orizzonte. Lontana? Quanto mai vicina.

Gira.

Stringi le braccia a croce sul petto, che aumenta pure velocità e contenimento.

Gira!

Guardami, avvicinati, cercami. Riesci a stringermi?

Gira, ancora!

I piedi quasi si sollevano, e tutto un fascio di tempo dal passato al futuro diventa un grandangolo infinito.

GIRA GIRA GIRA!

Sorrido di sottecchi. E fermo di colpo il movimento.

Dritto davanti a te gli occhi a schegge di luna e di mare, te li inficco dentro nei tuoi di sottobosco pesanti e bassi.

Stringo i pugni, stringo, stringo, stringo.
E sporgo il capo verso il tuo mento fisso e indugiato ancora all'ultimo giro.

Dammi le stanze che chiuse vedon colori solo dipinti sui muri.

Autocritica parte I

...ho bisogno di Stasi.

ps: questa è davvero pessima.

martedì 22 aprile 2008

Come il dolce respiro che ho sempre dentro

Giustificanti e giustificati, appianati assieme da distanze oggettive e soggettive di corpi che si legano senza morale.

Vorrei solamente donare la vista a chi un po cieco amabilmente si prodiga di lusinghe sulla lungimirante pulsione a trovare anime migliori un po più in la.

Eppure guardo sempre le nuvole lassù e mi ricorda la canzone e non c'è colpa, e non c'è necessità di far capire.

Ma ti stringono a braccetto come una dolce nuova cantante ti allieti e ti guardi negli occhi mentre gira con te: stretta la mano sul'avambraccio, caldo il respiro dal seno agguatato, piccoli i movimenti delle labbra che parlano solo di note.

Tutto ciò spento nelle stanze di chi sminuisce; perchè il rispetto non sta solo nelle persone, ma anche in ciò che dentro sentono.

Numeri Primi

Mi ci sento pò Numero Primo; che poi nemmeno è vanità repressa vista l'infinità possibile di queste occasioni numeriche.

Trasportarmi sorridente da rigidi concetti matematici alla flessuosa realtà di tutti i giorni, e perchè no?
A modello di Cose Uniche pure noi si è stati creati.

Bello pensare di avere anche qui un po' di sempre.
Tutti i pezzi si fanno avanti e danno molto più senso di teoremi o forse congetture mai dimostrate da secoli.

Però è cosi, Primo.

Non si scappa:
come essere unici e dividersi solo per se stesso o per uno soltanto.
O meglio, l'Uno.

E Euclide forse mi sorriderà ovunque sia.

lunedì 21 aprile 2008

Pinhead

Cos'è il dolore?
E' il momento in cui fai i conti con te stesso.

domenica 20 aprile 2008

Di che colore sono i tuoi sogni?

Legare la propria vita a palloncini colorati, un po verdi un po gialli un po blu.

Poi magari averne uno grosso pieno di nobile aria che voli più in alto degli altri a far invidia alle piccole sfere colorate sotto.

Ma quanto è lucido un colore rosso di parca passione.
Quanto è lucido.

Cosi bello da rendere scuri i colori del sole e del mare, che incanta nelle palpebre semichiuse di chi sempre vede sfumature nel sasso e nella forca.

Avrei potuto, sicchè.

Mezze tavole imbandite di ricordi pur illuminati da luci filtrate dai colori lassù, per non farsi dimenticare questa volta da se stessi.

Mi ricordo sempre chi sono, soffocando tra clamori e silenziose sfere iridescenti in alto nel cielo.

La mossa del capitano

Aprile: e quante anime sono passate lasciando segni sul calendario proprio al quarto mese.

Non si dovrebbero dare appuntamento col tempo preciso e involabile, si cade dalle stelle dove ti eri sdraiato sicuro e trionfante.

Eppure capita che si diano simposio, un anno si, due no, poi ancora e ancora. Però di costa o di tergo sempre aprile.
Non dolce dormire.
Anche se vorresti svegliarti fra sei mesi e vedere il quattro lontano e malfidente confuso e dimenticato.

Ora però il corpo ha capito.
Usi i reni come muscoli a dare botte e guizzi, autoconservi le tue membra con quell'organo cosi strano e cosi meccanico altresi; ti salva la vita perchè con uno scatto solo rimetti in pista certe cose che sarebbero dovute spiegarsi da sole.

(Vana illusione)

E il colpo è dato.
Fa male il fianco.
Ma sei stavolta in piedi di nuovo.

sabato 19 aprile 2008

Rilegati i pensieri

Qualche sbattuta nottata in camere di soffitti regolari aspettando che rombi più forte, il silenzio.

Fai il periplo dei tuoi pensieri e li vedi assolati a oriente e ombrosi dall'altra parte.

Perchè non mi va di dire occidente, occasum, calante, infine di la' si perde.

Mi ticchetta alle spalle un qualcosa, poi si ferma e poi riprende: non tempo che fugge e neanche pensieri che sfuggono.
Loro scorrono, non trascorrono.

Piuttosto un ritmo umbratile di cose dette alle nuche il primo pomeriggio sottovoce; quasi il sole assolato di adesso che con l'Ora non ha nulla a che fare.

Ma che sa bene quanto incosistente sia la pelle, l'aria e la luce che magari, una volta tanto, ti da una forma.

giovedì 17 aprile 2008

Il motivo buono per tutto il resto

Ci prendiamo un the' assieme?

Aspetto e guardo segni rossi piccoli a crateri sulle mani; piccoli e vissuti, normali similitudini di vita e lavoro.
Per averne dentro di questi segni, le cose ti son scorse addosso come scatole di metallo in cui hai infilato gli organi interni.

A tirarli fuori laceranti si parano prima o poi alla vista e ai nervi.

Dentro e fuori, alternando pochi movimenti con grandi aspettative; ruotando posizione e forma per allungare forme oblunghe nei buchi fatti solo per uscire.
Cercando di portar la miglior forma possibile dentro per un corpo e una pelle, che da fuori ti hanno sedimentato addosso.

Però adesso quei simboli pagheranno il loro conto in docile violenza e gentile crudeltà.

Venite, venite.
C'è posto per tutti.

mercoledì 16 aprile 2008

Le fughe tra le piastrelle. Le fughe

Ti si vuole sempre convincere di un futuro che non esiste, te lo si fa cosi odorare e immaginare tanto che sembra più profumato del reale.

Tu al futuro non ci vuoi pensare, ne va della tua sopravvivenza e sanità.
Forse anche solo mentale.

Adesso ci credi. Ci credi! cominci a crederci tu, veramente e finalmente.

Ma è questo pavimento ora che a scacchiera si apre sotto i piedi?

lunedì 14 aprile 2008

Non svegliarmi

Ancora un momento...

Intanto che respiro

Prendi aria, e butti giu d'un fiato.

Poi ascolti, e ti sembra strano non capire l'intento della voce metallica al telefono.

L'intento.

Ma non sai che continuo a sentire certe cose?Si?No?

Forse ci si trascina, non ci si vuole perdere; nemmeno perdere quel poco di se stessi che se ne va con un'altra persona inevitabilmente.

Ci credo sempre, eh.
E tu cosa fai?
Aspetterò una risposta, prima o poi.

Intanto che respiro.

domenica 13 aprile 2008

Mi faccio tutti i piani

Facciamo finta di poter salire fino all'ultimo piano, aprire le finestre dell'atrio, l'abbaino assolato, le tende, le porte e sdraiarsi sotto il sole che entra dal terrazzo.

Ti senti tutto nella testa, lo senti tutto li.

E quel sorriso ti fa accendere tutto, alza la tua temperatura.

Capisci quanto sia dolce e ti asciughi a quel senso di calore; quanto vorresti che l'estate che stai vivendo sia un susseguirsi di thousand and thousand julies.

sabato 12 aprile 2008

Girl From Mars

...come se ostinarsi maggiormente nel credere qualcosa possa realmente mutare il corso degli eventi.

venerdì 11 aprile 2008

Le sorgenti

Perchè hai sete.
E bevi alla prima acqua che ti capita, fresca che scende e allaga gola e stomaco.

Poi il flusso si interrompe, di colpo, ti abbandona.
E sconcerto di lingua e palato che si ritraggono di colpo tra risentimento e stupore.

Ma dura un secondo.

E stranamente sei dissetato, mancante dell'ultimo sorso ma pago e soddisfatto.

Non ci pensi più, e te ne vai.

giovedì 10 aprile 2008

Il troppo è divino, sulla terra non esiste

Come un palco con una scarna scenografia, di attori usciti da una prigione solo per dar aria alle pagine di un copione, diventi specchio più che della vita del cielo.

Vedi spingersi le anime belle e brutte a cercarsi un motivo e una via sempre senza fermarsi a guardare il come; pensando, pensando, pensando. Poco vivendo.

Sapere tra scarpette nuove e facce colorate di scena che rappresenti non solo te stesso, ma anche la tua esistenza davanti agli occhi stupiti.

Sarà che quando esplodono d'un colpo testa, stomaco e polmoni di fronte a un dilatato sentimento, ci si sente forse un po parte di quello che sta Su e non di ciò che va

- giu.

Poi li vedi solo salire, loro.
Quelli che col troppo ci fanno festa e spuntini, che prendono, disfano, fanno e spingono. Trascinano te e la tua vita nel marasma e dopo averti fatto diventare un'anima bella, ti lasciano col peso del loro modo.

Non sta su questa terra; per noi inconcepibile salto di fede, credere che il troppo esista veramente.

mercoledì 9 aprile 2008

In due si può vincere forse contro il mare

Ci piace prendere bastoni seri sulla schiena.
Ci piace menar il tempo col naso guardando intorno e aspettare.
Ci piace schivare l'orgoglio e la dignità, e essere sempre presenti.
Ci piace un calcio in bocca ben piazzato.
Ci piace alzarci e sorridere di sangue e denti rotti e rimetterci nella stessa posizione.
Ci piace spostare armadi, cassapanche, scatole, ammenicoli e rimaner da soli per pranzo.
Ci piace prendere i treni all'ultim'ora per andare dove, perchè, chi...
Ci piace mangiare la polvere all'inpiedi e guardare le macchine piene di sorrisi che se ne vanno.

Ci piace rivoltare il braccio e scagliare il bastone lontano.
Ci piace andare via e piantare in Nasso il dispiacere.
Ci piace esserci e sbattere in faccia l'impeto del sempre.
Ci piace sputare sangue e merda addosso alla rogna.
Ci piace ridere forte stralunati e senza denti.
Ci piace guardarti negli occhi e dirti "dai, vediamo!".
Ci piace trovare qualcuno di semplice con cui mangiare.
Ci piace abbracciare con occhi puliti cieli e mari all'uscita della stazione.
Ci piace sorridere e girarci, la strada è bella se la guardi bene bene.

Ci piace essere e non.
Ci piace non capire.
Ci piace sentire.

Puntare a perdere

E' tornata. Credevo fosse sparita. Mi sbagliavo. Lieve ma presente. Si è di nuovo insinuata. Me ne rendo conto da piccoli gesti. Da come guardo le situazioni, dall'attenzione che presto ad ogni minimo rumore. Estraneo. Mi accompagna tenendomi la mano. E' un tumore benigno. Presente ma mai mortale. Sorrido. La prima volta sei giunta non per colpa mia. Adesso sì.

martedì 8 aprile 2008

Per quanto piccole che siano

Le strida e le strida.

Le voci, le grida.

Nel vento si chiudono sempre certe porte rumorosamente per un cigolare stranito e strisciante.

Mormorate parole offuscano sempre la vista di chi non vuole vedere, sibilano all'orecchio rubando l'aria al timpano fermo.

Quelle parole invece piccole che sanno di minime pietruzze colorate, foglietti di carta profumati, schiume fuoribordo e borotalco come sabbia in riva al mare.

Cose.

Le Cose.

Mi prendo due occhi ancora blu e li metto al loro posto, in fondo in fondo alle orbite calde e accoglienti.

E le vedo le Cose. Tinte di blu a voler ricordare sempre la loro natura.

Ma Cose a costellazioni e segni zodiacali rilucono e si ingrandiscono fino a prendere tutto il cielo, ridendo dei vani sentimenti di chi si riempie la bocca e il ventre biascicando le parole.

Prendimi le Cose; portami delle Cose.

Ama le mie Cose.

lunedì 7 aprile 2008

Volevo essere l'ovest che cercavi

Come quando aspetti il pugno forte nello stomaco, indurisci i muscoli e ti prepari per tempo.

E il refolo d'aria ti prende l'occhio e la mente, e giri lo sguardo.

Allora il colpo arriva forte e improvviso sputando fiato e stupore proprio quando ne avevi più bisogno.

Ti accasci, ci pensi, ti contrai come una corda tesa tra cervello e stomaco; inarchi i mille pensieri tutti in un fascio, e lasci fluire il dolore.

Smarrimento e vuoto, odore di sapone sfumato che sa di tanto tempo fa ti ammorba, addolcisce pillole amare indorando solo la delusione, ruvida e irresistibile sotto il palato.

Ti rialzi e ti tieni il ventre come un tesoro inestimabile, uno scrigno di emozioni crepato di legno di cedro.

Come è bello questo legno, pensi.

Come profuma di sole, e di sale.

Io e le tue mani abbiamo fatto l'amore

Le mani delle donne sono piccole.

Ti accarezzano coi polpastrelli stretti e ticchettanti, camminano sul volto, si fermano e scompigliano il viso con un gesto deciso.

Poi le vedi allungarsi, le dita.

E per quanto minime e sottili segnano una qualche distanza tra il tuo e il loro mondo.
Portando pesi, stirando pensieri sfilacciati, scomponendo matasse in altre matasse, ruotando il tuo naso e le tue palpebre grate di esistere, almeno per il preciso momento.

Le guardi quelle mani; che velano il loro viso, gelosie mai chiuse ne mai aperte. Che profumate di muschio e more intrecciano pungenti spilli d'argento nel tuo naso.

Che sanno di sesso consumato e mai grato, che sanno di adesso e mai di sempre, che sanno di indietro non si torna, oblio e nuove pagine scritte senza leggersi indietro mai.

sabato 5 aprile 2008

Inflazione Psichica

Si premette quanto segue:

1. non ho assunto nessun tipo di droga chimica;
2. non ho visto e/o pensato a nessun film di David Lynch;
3. non è stata colpa del locale frequentato da un'elevata massa di froci;
4. non ho visto "fuori orario" che trasmetteva Rapsodia Ucraina, od almeno, ne ho guardato solo un quanto d'ora;
5. non ho mangiato con troppa voracita un Mac Nuggets menù da sei.

Stà di fatto che questa notte mi si è presentato questo sogno:

si prospettava una battuta di caccia. Cervi. Ero con alcune persone, tra le quali figurava anche il buon Vicio (avrai una parte fondamentale nello storyboard). Ci dirigiamo nella boscaglia con almeno due automobili, sicuramente delle station wagon. Approntiamo un mimetismo. Arrivano i cervi ed hanno le fattezze di donna. Ne conto almeno una decina. In qualche modo, che adesso non ricordo, riusciamo a sopraffare i cervi/donne. Dopodichè, le prede, vengono stipate nei bauli delle due auto. Un tetris umano. Raggiungiamo la struttura indicata come punto di raccolta. Parcheggiamo. Usciamo per discutere di come dividerci il bottino. Rientriamo. Vicio, autista di un'automobile, aveva lasciato il mezzo accesso. Apriamo i bauli e gli esemplari più pregiati non sono sopravvissuti. E sul più bello mi sveglio...

Credo che durante questa notte abbia toccato lo zenith della mia misoginia. Ma, come diceva il buon vecchio
Friedrich: "Vai a donne? Non dimenticare la frusta".

E' un peccato perchè non conoscerò mai la fine della storia.

venerdì 4 aprile 2008

Mood Indigo

Delle volte mi stupisco dei glitter dorati che addosso mi spargo; del vetro sporco dal quale mi guardo erti mobili vecchi di fasti e musica lenta, soffitti alti e controsoffitti di legno acido.

Quando la polvere mista all'oro ti ha sporcato a strisce strane le mani e le braccia, e tu tenti e ritenti di toglier via il colore ammansito dal tempo.

E' ormai tramonto e ora di di qualcosa.

Ora di cosa?
Ora di me.

Sedendomi su un cuscino ancora viola e morbido, unico e muto arredo di un maliconico e banale pensiero, guardo attorno con gli occhi a volte azzurri, a volte blu,a volte trasparenti, e mi appoggio al respiro come ad un vecchio bastone torto e disadorno.

Da qui, dal basso, tutto ha sempre una dimensione diversa. Ti sembra tutto più vicino, dalle schegge aguzze del pavimento, alle corde metalliche di chitarre che furono, all'odore di cortecce morte da tempo.

Eppure il sipario c'è sempre.

E mi alzo in piedi.
Schiarisco la voce.
E ancora mi incanto a recitar me stesso.

Narcissus

Oggi ho comprato un narciso.

Quattro bulbi quattro, gia impiantati nel vasetto e non ancora sbocciati.

L'ho messo al sole, poca acqua e un po di speranza nel fiore.

Aspetteremo Nemesi, le driadi e le naiadi, e chiederò loro perchè sia cosi un male specchiarsi in se stessi, quando la condanna del mondo ci vuole a specchiarci negli altri.

giovedì 3 aprile 2008

La mano straniera

Ho scoperto che la gente si masturba con le parole.

Quando non ha di meglio da fare sfrega, accarezza e si dimena dentro frasi, parole, articoli...

Pago mai del piacere che se ne trae, attende il momento che mai arriva. Fissi e fessi della capacità di trarne solo il giovamento di per se, non per se.

Mi sembra tutto stranamente accondiscendente, a far sorridere putridi demoni viziosi che altro non aspettano se non godersi lo spettacolo umiliante.

Ma chi si umilia si siede e stravacca, e non sa che le parole chiamano soltanto parole che soltanto coprono come soltanto cera su corpi al mezzogiorno.

Potremmo tirargli via la liscia pelle d'api; ma faremmo solo il loro lascivo gioco.

Vedi, ho un carattere del cazzo...

Ricorda, chiusa quella porta indietro non si torna.

mercoledì 2 aprile 2008

Prima ero la preda adesso il cacciatore

Mi saluta con un cenno come al solito. Gracchiandomi contro un “hai delle fessure al posto degli occhi”. Con un rapido calcolo mentale conteggio che oggi dovrebbe essere il secondo o terzo giorno di mestruo. Immagino che con un tampone ficcato lungo il collo della vagina non si risulti la persona più simpatica della terra. Sono l’ultimo a sedermi al tavolo per la riunione. Il proiettore è il nuovo vangelo. La lavagna luminosa le nuove tavole della legge. Primo trimestre duemilaeotto. Sbadiglio. Non sento più le sentenze. Scarabocchio penetrazioni di ogni tipo sul block notes brandizzato. Pausa. Sigaretta e la solita fitta allo stomaco della prima boccata. Ognuno sfoggia il completo migliore, novelli scolaretti al primo giorno di scuola. Continuo nella mia opera post-moderna. Incrementi a doppia cifra per il secondo trimestre duemilaeotto. Espongo la classica domanda di routine, cosicchè lui si senta fondamentale. Pedina insostituibile. Termina il tutto come da copione. Avrò un altro capolavoro da nascondere tra i miei fascicoli.

E diresti che starebbe li per sempre

Chi rimane?

"Io" Si.
"Gli altri?" Sempre.
"Tu" Non lo so.


"Proprio il tu..?" Certo..
"Che significa?" Non è questa la domanda giusta.

...

"E qual'è la domanda giusta?" Non lo so.
"Il tu E la domanda...?" Esatto.
"Non li conosci?"

...
...
...

Übermensch

Se non hai bisogno della fica sei il capo.

martedì 1 aprile 2008

Qui non si fan sconti a nessuno

Da un generalizzare ad un a un altro, sputano sempre nel piatto dove mangiano.

Sarà il gioco perverso dell'ipocrisia, che ti lascia semi in mano da ficcare a forza in qualunque pezzo di terra si trovi per strada.

Poi quei semi rinascono a loro volta ma son solo semi che spuntano alla luce, di piante nemmeno lo sforzo di pensiero.

Eppure i semi sputati come di angurie, voglia il Cielo che fan sempre gola a qualcuno.

E le tue radici dure e forzate in crepe terrose ti sembrano avere poco senso; finchè vedi comuni fiori, comuni arbusti, comuni alberi.
Vero verde.
Quelli no che le domande non se le fanno.

Che gli andassero di traverso, quei grani neri.