Gira.
Indurisce la scorza crepata di argilla secca al sole.
Gira.
Pensa e guarda con occhi veloci la linea dell'orizzonte. Lontana? Quanto mai vicina.
Gira.
Stringi le braccia a croce sul petto, che aumenta pure velocità e contenimento.
Gira!
Guardami, avvicinati, cercami. Riesci a stringermi?
Gira, ancora!
I piedi quasi si sollevano, e tutto un fascio di tempo dal passato al futuro diventa un grandangolo infinito.
GIRA GIRA GIRA!
Sorrido di sottecchi. E fermo di colpo il movimento.
Dritto davanti a te gli occhi a schegge di luna e di mare, te li inficco dentro nei tuoi di sottobosco pesanti e bassi.
Stringo i pugni, stringo, stringo, stringo.
E sporgo il capo verso il tuo mento fisso e indugiato ancora all'ultimo giro.
Dammi le stanze che chiuse vedon colori solo dipinti sui muri.
mercoledì 23 aprile 2008
Segno l'aria come graffi
Pubblicato da V. alle 22:43
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1 commento:
tempo che si fa grandangolo.
infinito poi...
forse mi sono bruciata, col sole, una parte di braccio.
o si chiama avambraccio?
boh.
^_^
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