Lo so che non mi si deve comprensione e nemmeno più di semplice attenzione.
Non quella profonda discesa su pendii e voragini scure dell'animo, ne salite verso vette sopra coltri bianche e umide, a vedere il sole vero.
Non mi aspetto che quelle idee fermentino nella testa degli altri, ne che i semi piantati fruttino ciò che la loro natura compete.
Tanto meno che mi venga accarezzata quella pelle interiore, in un massaggio circolare a cercar piege nascoste e definirne peso e sostanza.
Ma chiedo una cosa sola: ditemi cosa volete, o che state per volere, o che potreste volere da me.
Tutto.
Parole, baci, insulti, frasi, gomiti e palmi, sottecchi e sorrisi, strette e abbandoni.
Anche se fosse un calcio o una bastonata, fatemi vedere quella luce chiara e definita che più non mi faccia inciampare in mezzo a spigoli, triclivi e sponde.
Insomma, non latitate, fatevi carico di tutto e parlate.
Parlerò anch'io per voi.
venerdì 2 maggio 2008
Col fuoco e la favella
Pubblicato da V. alle 19:16
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1 commento:
'Ma chiedo una cosa sola: ditemi cosa volete, o che state per volere, o che potreste volere da me.'
non credo che ce lo diranno mai.
che se poi analizzi la frase potrebbe significare che ce lo diranno:
non credo che sarà mai, quindi ce lo diranno.
non lo so, ma oggi sbarello.
oggi pazzia sguinzagliata, pericolante.
pericolosa.
e leggere queste tue non fa altro che accentuare la mancanza di.
cosa?
già, parlate.
che poi parlerò anch'io.
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