Come di attese e flegree pianure di echi stanchi, tutte prese da un ritmo incessante e onnipresente, senti le vite.
Le parole disarticolate, tese nel vento in vortici cantilenanti ti assicurano di tener stretto lo strappo che provoca l'altrui poca benevolenza.
Un punto fermo di organi corposi e fieri, da cui poi tutto segue il suo corso, da cui non si può sfuggire.
Eppure dentro quelle carnali armonie di fresca erba tagliata ricamate di rivoli e linfa trasparente, percorri la strada che ti porta da qualche parte.
La qualche parte che ti rendi conto non è poi tanto qualche, ma quella.
Il bene sempre, la vita ovunque, te stesso, dunque.
lunedì 31 marzo 2008
The Nothing Song
Pubblicato da V. alle 21:08
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2 commenti:
ma com'è che scrivi così bene?
wah, la primavera ti fa bene.
e quella chiusa finale, dunque.
clap
clap
clap
Anche quando pensi di essere nel peggiore dei luoghi, nel più insignificante stato d'animo..c'è sempre un perchè.
Tutto ha un senso.
C' è un destino che traccia la strada??
Cmq..per tutto c'è un prezzo da pagare..e la fine è forse più un inizio..dipende dalla prospettiva.
"Il bene sempre, la vita ovunque, te stesso, dunque."
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