E buttò giu un palazzo con uno spintone, quattro cartelli autostradali, due ponti e dieci portoni.
Poi prese a manate aperte i campi da calcio, le ringhiere, i pilastri delle case e strinse a se i lembi dei campi vicini.
Divelse otto strade, sette marciapiedi e persino due o tre panchine solitarie.
Stanco.
Stanco si sedette tra due colline innamorate e strette tra loro.
Quindi aspettò con le spalle a oriente.
E tremò quando le gelosie che le nuvole avevano creato gli fecero stillare la luce satura e terribile di quell'unico tramonto.
lunedì 30 giugno 2008
L'ultima volta di Megiddo
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sabato 28 giugno 2008
P.O.V.
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giovedì 26 giugno 2008
martedì 24 giugno 2008
Dust in the wind
Quella polvere sparsa alzata da passi che delle volte non sono i nostri.
E noi li a guardare dal basso a livello del terreno arso e riarso.
Quante strade, e sentieri, e scorciatoie e allunghi prima di vedere certi sogni illuder se stessi di esistere.
Però il bene che arriva scavalca a falcate larghe e profumate i sabbiosi strascichi di vita che rallentano l'andare di chi cerca.
Chi cerca?
Solo chi è vivo.
E allora si viva, di ricerca e bene.
E facciamo noi stessi preziose stelle polari e muschio verde a segnar la strada verso casa.
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lunedì 23 giugno 2008
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue. ” (Eugenio Montale)
Oggi va così...
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domenica 22 giugno 2008
Sunshine
L'estate dimora qui.
Sotto il tavolo, le sedie, tra i cuscini del divano e le stoviglie in cucina.
Nel bagno, tra gli asciugamani che sanno di grano e il sapone che sa di erba.
Il soffitto è azzurro, è blu, è giallo è Luce sole acqua fuoco sabbia morbida corse e fughe all'ombra.
Qui sta l'estate, qui tutto l'anno, qui si da la spinta a tutto il resto.
Qui tra le mani piccole e brevi ti farò vedere quanto è grande e immenso il sussulto trionfante del sole.
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venerdì 20 giugno 2008
Di molto seguitar di alberi ho visto le fronde
Come se stessero aspettando proprio il momento del distacco.
Sospesi e ansiosi, malcelati sguardi frementi attendono il passo nel gretto del fiume da slogar caviglie e convinzioni.
Passano una vita, un'eternità, lambendo certi pensieri di abbandono e di stanchezza ma non ne trovano mai il coraggio.
Perchè certi crivelli e carati arrivano dal profondo e splendono più di astri e soli nascenti ad est, quand'anche ribaltando l'alba ad ovest e acquistando colori di strascichi ogni secondo di più, non se ne perdono splendore e meraviglia.
E noi siamo pedine in un gioco che più grande del nostro morbido animo ci prolissa e confonde orecchie e passi incerti..
Come che l'indifferenza nella vita sia gia il più ignobile dei destini, qui ci si gonfia d'orgoglio guardando questa fortezza meravigliosa costruita solo per i nostri occhi.
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giovedì 19 giugno 2008
Stupire la vita, stupire la morte
Mi vien da parafrasare quelle bambole di Dresda che ogni tanto bussano con mani di cartapesta alla mia porta.
Per gridare fuori al mondo che forse sono più in alto di certi vili pensieri.
Di certe convenzioni e pregiudizi dietro cui si nascondono false belle speranze di buoni sentimenti.
Più in alto.
Noi siamo più in alto.
E faremo bruciare gli occhi spalancati di chi seguirà il nostro volo senza spiccare il salto per raggiungerci.
"Don't tell me if you get another boy, babyjust tell me if you get another love"
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Fiorivi, sfiorivano le viole
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mercoledì 18 giugno 2008
I piccoli particolari
Di salvifiche sponde abbiamo segnato le acque del mondo.
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E se la tua vita fosse un aneurisma?
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martedì 17 giugno 2008
Ho ribattuto quell'acciaio nove volte su se stesso
Ora è veramente solido quello scaltro acciaio nei miei occhi.
Me lo avete spinto, graffiato, strappato, arrochito e spuntato.
Prima o poi viene fuori, e gli eventi si susseguono anche questa volta freddi e nitidi, affilati e eterni come la lama ribattuta nove volte nell'antico oriente.
Li ho buttati nell'acido quegli occhi, e ne ho tirato fuori perle di profondità dalla terra bruma e secca, sotto indicibili pressioni sotterranee e compressi sentimenti di stupore.
E come ogni volta anche ora, la linea dura e affilata recide.
E mi salva, di nuovo.
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Attraverso i suoi occhi
E mi disse da dietro sparuti sguardi di sovrannaturale umanità:
Pensai brevemente.
Sconnesso un singulto di risa morenti..
..e ricambiai una timida lama di grigio ai suoi globi dorati.
...
"Cosi sia"
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Gentleman Quarterly
"Ti leccherei il buco del culo sino a farti tornare indietro lo stronzo".
Mi giro di scatto.
Lo sconosciuto mi si avvicina con un guizzo.
Persiste con un: "cristo per quel buco puzzolente sarei disposto anche ad uccidere".
Epigono della società moderna.
E chi sono io per contraddirti.
Peccato non aver potuto continuare la conversazione.
Avresti potuto essere il mio sensei.
Mi dovevi ancora indottrinare verso la mistica tecnica dello sbadiglio.
Pubblicato da Dave alle 00:25 1 commenti
lunedì 16 giugno 2008
La soluzione finale
Vi prego..qui premono e contengono..qui gonfiano e instillano..qui esplodono.
Quasi.
Fermatemi gli occhi, contrastate la rivoluzione che crea e distrugge.
O fuggite.
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Rabbioso nelle mani che distruggono
Hai rotto e ritorto supini corpi che ti parevano di molle e viva carne, invece della gracchiante giuntura di metallo e cuio nero.
Quel gracchiare della pelle conciata che stride quasi nelle orecchie, sfilacciando i suoni proprio nel momento prima dello strappo.
Strappo.Lacerazione.Rottura.
Dilania.
Altrui coscienze a morsi sferici e rabbiosi ti prendono le carni a tirare quasi come fameliche belve in attesa da millenni.
E ogni volta stupore e diniego, incredulo e ruvido lo sguardo si posa sulle vesti macchiate e intrise.
Pregne.
Non sai se solitudine.
Non sai se ardimento.
Non sai se tu e gli altri no.
Traboccante di madido odio prendo per i lembi strade e pavimenti, alzati e sbattuti al vento come lenzuola polverose; giro roteando spingendo tirando fino a che gli avambracci brucino nei muscoli doloranti.
E che brucino.
E prendano fuoco i lembi, le tese, le falde e gli spigoli di questa realtà di quadrate facce rattoppate.
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domenica 15 giugno 2008
Nicola Sapone mi fa una sega
Avrei voluto sacrificare una qualche vergine, ma qui di vergini non sono nemmeno le cassette.
Roba vecchia...
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Black Hawk Down
Da quando la forza di gravità è diventa superiore a 9,80665 m/s2?
Pubblicato da Dave alle 12:49 3 commenti
sabato 14 giugno 2008
Forse nel vuoto almeno un rombo
Queste mani ora si tendono.
E sono veramente tante.
Quasi troppe mi verrebbe da dire; ma siamo molto più parchi e onesti con noi stessi da ricordarci che il troppo non sta qui di casa.
E queste mani adesso tante e tese di sforzo in allungo, accarrezzano e strattonano, lisciano e stringono, spingono e trattengono.
Proprio ora che di moto e inerzia mi muovo verso quei vertici d'equilibrio docili e rilassati, movimenti rotatori di mani nuove creano onde e vortici sul piano lucido e metallico dell'acqua rosa striata d'argento.
Non esiste un momento in cui serve avere un moto esterno che ti spinga. Esistono solo le occorrenze immanenti che devono fare da motore e energia assieme, come un astro che si consuma ma procede splendente la sua rotta nell'ignoto.
Se poi di rimando si possa dar luce anche a quelle mani calde e frementi, si allargherebbe un placido sorriso a coronare la via che ti precede.
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giovedì 12 giugno 2008
Del suono che creò
Suoni e rinasci.
Forse dal suono si fu fatta vita e arte, forse venne presa e ritorta su se stessa l'esistenza stessa.
Strizzata a suon di armonie e note, rintocchi e vibrazioni che mai fecero ritorno al luogo d'origine.
E noi ne stiamo sotto a sentirne cascate e tintinnanti tremolii, da quel lontano inizio che colpì per prima l'ombra del nulla e poi la luce della consapevolezza.
Quando appoggi l'orecchio piano sul freddo legno, scalda come un tuono circolare che ti riporta presto al primo istante.
Suona, e avrai il posto che ti spetta di fianco al tuo dio.
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Se rinasco - parte seconda
Rinasco Andreotti.
Giusto per avere da leggermi l'archivio privato prima di andare a dormire.
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mercoledì 11 giugno 2008
La nebbia ha un corpo leggero e tu vai
E questa potrebbe si assurgere a lapidaria e istintiva forma d'essere.
Questa canzone l'ho sempre amata, come ami quelle canzoni di mille anni fa e di cui non ne capivi il senso.
Ma ora si.
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Nei passi leggeri, leggersi
Certe volte si cammina di rumore in rumore, che accartoccia nuvole in alto a guardarti cambiando il colore delle orme che lasciano i tuoi passi.
Delizia della perdita ad ogni passo sospinto.
Dramma della conquista sotto il suolo nuovo quasi calpestato.
I colori tinti con filtri blu,sembrano quasi di vetro scorrevole in una doccia quotidiana.
Ora e adesso si fa il mondo che vedi.
E adesso e ora ne perdi vertici,righe e parche rimescolanze; perchè il carattere e la volontà sono solo piccoli foglietti di carta colorati che soffiano e frusciano sotto certi aliti di vento.
Ma solo di certi.
Acciocchè per tutti quegli altri rumori non ci si cura,adagiati sulla forza che ti accende l'aver viaggiato a lungo da soli per le sconnesse terre della consapevolezza.
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Dilemma di Haldane
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martedì 10 giugno 2008
Gerbilling
Siamo gli ultimi e combattiamo una battaglia contro i penultimi.
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venerdì 6 giugno 2008
Se prendi la Luce e ne fai Visione
Riscopro i lati nascosti di visioni e luci del mio viso che non pensavo.
E' bello vedere quello che non pensavi.
O quello che di te in qualche modo pensano gli altri (le immagini alla fine sono o no schegge di coscienze parallele alle nostre che ci guardano e ci digeriscono?).
Mi piace pensare di essere un buon oggetto di studio.
Sezionami.
Eviscerami.
Indagami.
Soppesami.
E cospargi di quegli olii profumati che rendono la realtà lucida e perenne.
Poi prepara certi canopi che per l'eternità manterranno intatti particolari di me nella tua mente.
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giovedì 5 giugno 2008
mercoledì 4 giugno 2008
Tyler non lasciarci a piedi
Perchè due nuvole e un po di instabilità a noi ci fanno una sega.
Anche due.
(viziosi)
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Versipellis
Nessuno può vedermi nudo.
Perchè nudo è dentro, non fuori.
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lunedì 2 giugno 2008
Il bello dopo il peccato
Certe lune da dietro sembrano fisse e bianche come di marmo avvicinato alla carne, stabili e luteee come porcellana dura e perenne; come spuma e latte fredde e sabbiose.
A vederle la natura umana sospira stanca di fronte agli eventi carichi di nulla, anche un tozzo di pietra bianco e iridescente sembra stare e vivere sopra a tutto come uno slancio di trionfante coscienza.
Le gambe perfette, i fianchi di pudore verginale, i fiori ripresi e abbandonati tra l'amore saffico di chi sorprende in se l'attimo di eterna felicità e giovinezza.
Non so se amare la perfetta variabilità della scultura o il dolce e intrecciato abbraccio che queste tre grazie ci porgono alla vista.
Sarò dietro di loro, non ho bisogno di guardarle in viso per saperne l'espressione.
Mi bastano le braccia nude e amorose che si stringono scaldando la fronte e il petto più di uno scalpello piantato nella carne viva.
Scalda e sopravvive questo marmo, per sempre: lo sguardo è sognante, semi chiuso; le palpebre abbassate e ammorbidite dal lauto e salubre respiro caldo che dappertutto sprigiona creazione.
Si sarebbero baciate e ne avrebbero fatto dolcezze e sospiri avvinghiate con carezze.
Ma voi non vi fermate.
E immobili dateci speranza del bello; brillate e splendete per noi, che stiamo qui a guardare.
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