sabato 14 giugno 2008

Forse nel vuoto almeno un rombo

Queste mani ora si tendono.
E sono veramente tante.
Quasi troppe mi verrebbe da dire; ma siamo molto più parchi e onesti con noi stessi da ricordarci che il troppo non sta qui di casa.

E queste mani adesso tante e tese di sforzo in allungo, accarrezzano e strattonano, lisciano e stringono, spingono e trattengono.

Proprio ora che di moto e inerzia mi muovo verso quei vertici d'equilibrio docili e rilassati, movimenti rotatori di mani nuove creano onde e vortici sul piano lucido e metallico dell'acqua rosa striata d'argento.

Non esiste un momento in cui serve avere un moto esterno che ti spinga. Esistono solo le occorrenze immanenti che devono fare da motore e energia assieme, come un astro che si consuma ma procede splendente la sua rotta nell'ignoto.

Se poi di rimando si possa dar luce anche a quelle mani calde e frementi, si allargherebbe un placido sorriso a coronare la via che ti precede.

1 commento:

.m. ha detto...

nn ci credo. non ci credo più:
alle mani che si allungano.
alle mani che lisciano.

e il moto esterno a volte si fa tempesta e terremoto.

nn ci credo e i parchi sono belli d'alberi e giardini, non noi.

non ci credo, ecco.