Certe lune da dietro sembrano fisse e bianche come di marmo avvicinato alla carne, stabili e luteee come porcellana dura e perenne; come spuma e latte fredde e sabbiose.
A vederle la natura umana sospira stanca di fronte agli eventi carichi di nulla, anche un tozzo di pietra bianco e iridescente sembra stare e vivere sopra a tutto come uno slancio di trionfante coscienza.
Le gambe perfette, i fianchi di pudore verginale, i fiori ripresi e abbandonati tra l'amore saffico di chi sorprende in se l'attimo di eterna felicità e giovinezza.
Non so se amare la perfetta variabilità della scultura o il dolce e intrecciato abbraccio che queste tre grazie ci porgono alla vista.
Sarò dietro di loro, non ho bisogno di guardarle in viso per saperne l'espressione.
Mi bastano le braccia nude e amorose che si stringono scaldando la fronte e il petto più di uno scalpello piantato nella carne viva.
Scalda e sopravvive questo marmo, per sempre: lo sguardo è sognante, semi chiuso; le palpebre abbassate e ammorbidite dal lauto e salubre respiro caldo che dappertutto sprigiona creazione.
Si sarebbero baciate e ne avrebbero fatto dolcezze e sospiri avvinghiate con carezze.
Ma voi non vi fermate.
E immobili dateci speranza del bello; brillate e splendete per noi, che stiamo qui a guardare.
lunedì 2 giugno 2008
Il bello dopo il peccato
Pubblicato da V. alle 11:58
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1 commento:
ma quindi queste:
certe lune da dietro
già, dappertutto sprigiona creazione.
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