...con l'aiuto di "ecce bombo" e del buon rendal, direi che quest'anno si può riassumere in:
ho fatto cose, ho visto gente!!!
martedì 30 dicembre 2008
resoconto due-zero-zero-otto
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lunedì 22 dicembre 2008
Paramount
Certe volte si cammina di rumore in rumore, che accartoccia nuvole in alto a guardarti cambiando il colore delle orme che lasciano i tuoi passi.
Delizia della perdita ad ogni passo sospinto.
Dramma della conquista sotto il suolo nuovo quasi calpestato.
I colori tinti con filtri blu, sembrano quasi di vetro scorrevole in una doccia quotidiana.
Ora e adesso si fa il mondo che vedi.
E adesso e ora ne perdi vertici, righe e parche rimescolanze; perchè il carattere e la volontà sono solo piccoli foglietti di carta colorati che soffiano e frusciano sotto certi aliti di vento.
Ma solo di certi.
Perchè per tutti quegli altri rumori non ci si cura: adagiati sulla forza che ti accende l'aver viaggiato a lungo e da soli per le sconnesse terre della consapevolezza.
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analgesico benessere
Anch'io ho acquistato il mio biglietto d'ingresso.
Spero, comunque, di non far parte dello spettacolo.
Pubblicato da Dave alle 19:54 2 commenti
sabato 20 dicembre 2008
Stringimi forte Joule
Delle volte attanaglia il freddo.
Si fanno domande che vegetano in attesa che venga staccata la spina.
Quel freddo di mancate emozioni mai ricevute sottostimate e obliate dai problemi che le persone amano tanto sfoggiare, dal taglio perfetto e all'ultima moda; ebbene quel freddo, spira.
Poi tutta la prospettiva cambia, la clessidra si gira e il verso del grano piccolo e bianco non segue le leggi della fisica ma all'indietro prosegue.
Sorprendi te stesso e il vetro freddo appanato dalle tue mani, quando ti rendi conto semplicemente di essere solo tu più caldo degli altri.
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venerdì 19 dicembre 2008
mercoledì 17 dicembre 2008
Ci siamo fatti di creta per essere plasmati
Allestare male parate sferzando il vento inusuale della sufficienza, ecco.
Mentre individui tirati a lucido di nero di seppia vagano tra le scuse e il presupporre sui miei tiepidi pensieri.
Tiepidi e liquidi, si insinuano nelle falde e nelle soglie della mente cosi mobile e involuta.
Di involute nevvero fa il ha bisogno tutti i giorni per sopportare le bordate delle coscienze che dagli altri spingono e tirano, e mai si fanno tirare.
Dello scontato non sopporto più nemmeno i saldi, e soffermo solo uno sguardo mediocre a chi con troppa veemenza si lamenta la mani come un falso Atlante.
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martedì 16 dicembre 2008
Last summer I gave you my earth
Sarebbe meglio se le estati fossero piccole.
Così ognuno avrebbe sempre la sua.
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lunedì 15 dicembre 2008
sabato 13 dicembre 2008
Si appoggiano qui nella mente e attendono
Quegli aggettivi mi deliziano il palato.
Ho mangiato una salsa fatta d'aceto in crema, nera come una suora ma robusta sulla lingua; mi ha quasi cristallizzato le parole nel cervello, le ha bloccate come melassa scura e fondente.
Quasi un processo di conoscenza e creazione allo stesso istante: come conosci ciò che stai creando in modo perfetto, e crei ciò che conosci dal profondo dei tuoi pensieri.
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Ocra
Catarsi di un certo tipo di pelle squamata, che si alza esposta al vento e alla sabbia fine di vetro gentile.
Pur catarsi di fogli incurvati su metalli roventi, o ancora piegati girati e tesi dal viso stravolto.
Quel viso che sa quando è stato creato il mondo e ne sente tutta l'aria rovente del suo prostrato tramonto.
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venerdì 12 dicembre 2008
Amici, amici. Amici un cazzo.
Ma il male che vegliava, gli fece male...
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martedì 9 dicembre 2008
Midnight Madness
E' affascinante essere deluso dalle persone.
Ti provocano quella strana sensazione...
Sì, quella di sentirti a "casa".
Pubblicato da Dave alle 20:12 3 commenti
martedì 25 novembre 2008
Di un bel verde nucleare
Un colpo di riso, tagliato a metà sulla faccia come inebetita di certe piccole lettere scure e amplesse che si parano, la dove le avevi lasciate tanti anni prima per qualcosa che non è stato mai concluso.
(ma meglio cosi).
Quanto sono d'accordo con lui, su quell'altruistica e autodistruttiva tendenza chiamata "tolleranza":
"fracastorio. Non è cosa giusta che togliamo a gli asini le sue lattuche, e voler il gusto di questi sia simile al nostro. La varietà d'ingegni ed intelletti non è minor che di spiriti e di stomachi."
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Kinesis
Di rimbalzo in salto in slancio, ho sondato quanto una sedia vuota possa essere mutevolmente scomoda; e lo è di più quando il mite oggetto della tua espressione langue in attesa in un qualche deposito.
E il deposito è stato aperto.
E dal deposito è stato rimandato.
E ora è tornato, e mi sembra passato un secolo e un giorno per una stupida passione che non ha nulla di importante.
Se non per me.
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sabato 22 novembre 2008
If it makes you happy, then why the hell are you so sad?
Sad, sad.
SAD
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mercoledì 19 novembre 2008
lunedì 17 novembre 2008
Anatomia di un delitto
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martedì 11 novembre 2008
Colui che attende
Dovrei scrivere.
Ma questo microsoft mi ammorba.
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sabato 1 novembre 2008
ICD-9-CM
Mi giro a sinistra.
Il classico prelievo di sangue. Ognuno è posizionato, in fila, nel proprio lettino. Si chiama triage. Io l'avrei definito "baraccone del tiro a segno".
Torna a qualche minuto fa.
Seminudo. Raggi X al torace. L'unico lato positivo sarebbe quello di divenire uno degli X-Man. Magari con il potere speciale di non rompere i coglioni.
Vai all'esito degli esami.
Ahi.
Mi giro a destra.
Antibiotico in endovena. Giallo piscio. Goccia dopo goccia. Strano sentirne il sapore in bocca. Dolciastro.
Vai alle dimissioni.
Focolaio di infezione polmonare.
Tirando le somme, come disse quel tale: "chi ce l'ha nel culo se lo tiene".
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giovedì 23 ottobre 2008
Atarassia
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martedì 21 ottobre 2008
Miracoli quotidiani
Paesaggi e passaggi d'acqua, e tutto è diafano in mezzo a noi.
E si può veramente camminare sulle acque; anche se son forse solo pozzanghere.
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Capire e Carpire
Parlare di ragionamenti e convinzioni, logiche pure e concatenamenti.
Rinnovare sicuro e fermo il legame con la terra nei piedi ben piantati, perchè i venti sono molti e hanno direzione e temperatura sempre diversi.
Mi sposta vivo e fendente attraverso avversi soverchianti rabbiosi digrignare.
Acquieto le voci e gli spiriti col parlare di cose minime.
Perchè cose minime e costanti valori salvano le giornate da morti quotidiane.
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La pena dei patimenti non vissuti
Voi che sapete le cose, sornioni vi guardate custodi del vostro inferno.
Eppure vi girate di rimando, per vedere chi vi guarda dall'eterno.
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lunedì 13 ottobre 2008
Leggermente effervescente
Strana la tendenza degli esseri umani a coprirsi di merda in prossimità di acqua in cui lavarsi.
La redenzione ci permette sempre tutto.
Basta starle abbastanza vicini.
(e devo ricordarmi di bere di più)
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Gerico e le sue rose
Bolle nella pietra si esauriscono.
Venate e piene d'aria, scolpiscono la roccia rugginosa e imaginifica lasciando spazi visuali tra la materia apparentemente così solida.
Che poi di solido non esiste infine mai nulla più di quanto crediamo.
Siamo legati alla materia come alle false credenze, schiacciati dal pregiudizio con viso premuto contro il telo sul bagnasciuga d'agosto.
E rotolano rotolano rotolano rotolano rotolano frenano rotolano rotolano rotolano frenano frenano rotolano frenano frenano frenano frenano.
Frenano.
E pesano.
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Barrare l'opzione desiderata
Sovente si storna qualcosa da se stessi.
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Resti in linea per accedere al servizio
Cosa vuoi fare?
Vuoi scomparire?
Chiedevo sovente a certe belle inclinazioni che il corpo svuotato parava d'innanzi al normale modo d'essere di quel momento.
Come se chiedere allontanasse il male di certi cambiamenti antichi e sapienti.
Vedevo nelle foto visi e corpi diversi da quelli attuali, più magri, giovani, adolescenti. E lo sguardo ora in fondo sfuggente e quasi abituato al male vissuto.
Come se ci si potesse abituare a certi mali.
Ci si può solamente sedere e guardare ora qui da questo letto velluto che sorprendono e mi rivivono certe belle facce poco pulite, in fondo.
Ora c'è stato un ritorno invece al bene, il viso rilassato nella consapevolezza di cose semplici si è disteso in un'espressione e rotondità che sono proprie di chi il male pensa sia solo un brutto sogno. Un viaggio al contrario nella crescita spirituale.
Spirituale?
Mah.
Quando le ferite e il male subito sfalsano l'evoluzione delle persone, se le fortune e la forza interiore aiutano a riprendersi si riguadagna il sorriso del bambino e lo sguardo sognante della gioventù.
Si riguadagna la normalità.
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RGB
E son qui a parlar di anemoni con le sponde, frastagliati e colorati come non mai.
Ma mi chiedo perchè proprio anemoni.
Perchè sempre e solo colorati.
Come i segni blu delle menti più profonde.
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domenica 12 ottobre 2008
sabato 11 ottobre 2008
venerdì 10 ottobre 2008
Poison
LEI: I diamanti di massimo valore, dicono, sono quelli passati per le mani di molti gioiellieri.
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sabato 4 ottobre 2008
Prolegomeni Oggi
Piccoli manuali d'uso per la vita, in comodi fascicoli con uscita quindicinale.
Per tutta la famiglia, ora anche in abbonamento annuale con lo sconto del 30 per cento.
E per chi si abbona entro il 30 ottobre in omaggio 30 buoni sconto su tutti i tipi di ansia e paranoie!
L'offerta non è cumulabile con altre seghe mentali.
Non affrettattevi, non c'è limite al peggio.
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venerdì 3 ottobre 2008
venerdì 26 settembre 2008
Io sono stato a fa' delle merende co' i' Pacciani
La violenza è una cosa normale alla quale nessuno fa più caso. Forse, la nostra natura sta ritornando all'origine .
Pubblicato da Dave alle 09:20 1 commenti
giovedì 25 settembre 2008
New contact at 10000
Quei solo numeri definiscono limiti e arrivi. O partenze. O ambiti .
O irrefrenabili manie psicologiche di tondeggiare cifre e argomenti per renderli punti d'appoggio e di spinta.
E tanto ci vuole di spinta nei gomiti tesi alla fine del movimento, che ti innalzano verso l'alto mentre come senza gambe ti elevi da una sedia con alti braccioli solo per partecipare alla mensa che hai in testa.
Pensare solo che la pelle che ti definisce non è un numero intero, ma interi numeri di possibilità.
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mercoledì 24 settembre 2008
Torquise
GLI SPILLI.
dentro la spalla di sinistra non entravano ma incedevano lenti dando dimensione e sostanza al muscolo, alle ossa, al midollo
mi hanno rimaneggiato nel frattanto la punteggiatura le mani le dita le unghie rapide e incolori che digitano senza sosta e senza posa sul bianco e il nero sottile che certe lettere adunche sparpagliano come segni sulla materia fredda
L'ODORE.
di quello che non ti va via dal naso sfregato sull'asfalto grattuggiato al bordo della strada mentre passo le nari al livello del terreno cosi duro e maldestramente non mantengo quell'equilibrio semplice che hanno le persone che camminano solo su due gambe
GLI OCCHI.
si chiudono e una e due e tre e quattro e cinque e non ti senti più dentro questo posto ma ti senti in un altro di cui non hai sensazioni ma solo intuizioni non riuscendo a rappresentare ciò che ti serve per realizzare la tua di natura umana: mimesi
IL PESO SPECIFICO.
di certe acque pesanti che sgorgano dagli occhi non è mai stato inserito in nessun'accademica tabella periodica
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Quel refolo da sotto la porta
Guardi gli sguardi allerti e sereni, di cose che sono state, cose che non sono più.
Eppure sono così focali certi iridi scuri contornati di nero che mirano e accecano il soffitto guardando parchi verso l'alto.
Si rimescola l'intestino assieme ai polmoni; si tende la schiena assieme al ventre.
Vorresti possedere l'incontro ultimo e fugace di tutte le cose appartenute a quell'universo, spuntarne di ali sulla schiena di quelle infinite scie luminose e prendere il volo o forse restare solo a terra e non guardare dove ti porteranno, dove sarai.
Ed è ciò che è stato, come era all'inizio, in un solo attimo atroce.
Cose che non ti appartangono smontate e sedute tra plichi e piccoli totem che ci regala quel cassetto profondo e polveroso che sta nella mente e nei ricordi d'altri.
Vorresti solo sbircire dentro piccolo e ingobbito, anche di sfrodo, anche d'acchito.
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martedì 23 settembre 2008
Progetto musicale
Dopo Le luci della centrale elettrica, sono lieto di aver partorito un nuovo progetto musicale.
I profumi della discarica abusiva.
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Tiopental Sodico
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lunedì 22 settembre 2008
MorirEMO
Come per i mutui in attesa e ansiosi, mi premerebbe contestualmente discernere sulla possibilità di rinegoziare anche il tempo che vivrò ancora.
Eh.
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domenica 21 settembre 2008
Io lo chiamo socchiudere gli occhi
Quanto è pigra questa stuoia sotto i miei avambracci stesi e non doloranti il cui colore mi è sempre piaciuto e si accosta alle pareti gialle paglierino che tanto odiava qualcuno da lontano.
Odio quella striscia bianca di fronte a me.
Sono pigro ancora per qualche giorno poi mi decido e riporto il tutto allo stato originario.
Starebbe bene quella striscia su quell'arancio squallido poco ornato e molto rovinato da caffè cioccolata sugo e sudore.
Non ci starebbe in effetti come una luce si accostasse ad una materia definita. Non si è mai vista una cosa del genere.
No.
Il silenzio è sempre stato bello qui, non una mancanza di suoni ma una mancanza di pensieri pesanti solo aria in movimento cheta e profumo di legno delicato e luce odorosa di sole mai perso mai dimenticato mai fuoriuscito.
E me lo sento in mezzo alla fronte l'occhio che vede quella luce quella luce quella luce quella luce.
Ho gli occhi pesati e ho solo voglia di dormire.
Sarà fatto presto e tranquillo.
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Ho scritto un poEMO
Abbiamo scavalcato cervelli e menti ottuse tra le colonne
il rosso e il verde a righe tese mischiate senza un senso
il nero liscio e lucido sopra biancumi di visi alieni
capelli come onde di cinquant'anni fa stanche e in attesa.
E non si voleva tornare indietro,
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venerdì 19 settembre 2008
giovedì 18 settembre 2008
Grazie CAI
Lascerò il commento di mio zio Nicola:
"... e tutti quelli che da adesso non avranno voglia di lavorare, tutti i buffoni in piazza ora si mettesero in fila cosi come sono: tre calci a testa. Uno sulla chiappa destra, uno sulla chiappa sinistra e uno al centro.
Almeno anche politicamente saranno soddisfatti"
Pubblicato da V. alle 22:32 1 commenti
mercoledì 17 settembre 2008
Once upon a time...
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martedì 16 settembre 2008
Mi hai insanguinato d'argento
Ce l'ho fatta; alla fine ho vinto io.
Dissanguato per terra tra immagini evase e suoni bloccati.
Ti aspetta il luogo maleodorante che ti compete.
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E' come l'aria che piano soffia al contrario
Le foto mi scorrono come su un muro, e quel muro non ha mai fine.
Chissà perchè l'eterno del mai e il terno del fine vadano spesso a braccetto vecchietti e lenti, dai passi incerti in pantofole scure.
Rassicurante è la calma che esplode dagli estremi disadorni e accoppiati.
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domenica 14 settembre 2008
Preso e inchiodato per le spalle
Acquieto la molle rivalsa del pensiero sulla perniciosa e lucente semplicità dell'azione.
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Le perline della notte come luci colorate
Sembravano formichine bianche e rosse scorse avanti in discesa, allineate in fila da una parte e dall'altra senza soluzione di continuità.
Ci siamo presi una pausa, io e le mie labbra.
Che a digrignar sui denti si affatica anche la pazienza che ci rassicura ogni giorno avanti a noi.
Ti trasluce attraverso la sensazione di campo profondo che certe luci piccole e continue proiettano dentro di te:
Molte luci continuano a scorrere da ciò che era a ciò che dovrebbe, lasciando da parte scartato e in attesa, ciò che veramente è.
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Cerulea la luna
Si avvicinò strisciando il piede in catene l'uomo ammantato di nero con le caviglie bianche.
E la notte aspettava seduta e piegata di lato tra piccole morbide volute di tessuto nero.
Strizzò gli angoli della bocca, tendendo la pelle sui denti adombrati solo dalla luna più chiara.
Questi lo guardò e disse lui: "tu non conosci il sacrificio. Tu non sai cosa vuol dire il sacrificio. Il sacrificio ti rende umano; ti da una... parvenza di vita. Una parvenza che non si sente di solito; camminando e correndo su strade dritte e lastricate, polverose o battute dalla pioggia. Ti accorgi dell'esistenza solo nel sacrificio. Il sacrificio è la vetta più alta delle prospettive umane, fragile e debole come tale certa mortale attidudine delle persone a finire, prima o poi. Fai parte dell'infinito nel sacrificio, perchè il sacrificio è sempre; il sacrificio è infinito".
L'uomo dal piede incatenato alzò lo sguardo.
Negli occhi pinti di nero velati di lacrime, c'erano miti domande.
"Perchè?"
L'uomo ammantato di nero preso da un moto di stizza, con una smorfia, si chiese se le parole potevano ammorbare certi tumuli pensieri per l'orecchio freddo di quell'uomo imprigionato.
"Il sacrificio per gli altri è ciò che ti fa uomo. E vivi o muori, per ciò in cui credi".
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Sono un autartico
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sabato 13 settembre 2008
Anatomia del logorio
Come per altre occorrenze ho sopravvalutato l'evento. Non è cambiato molto.
Un sogno livido, a tratti esangue. Non cambierà niente.
A volte basta un quiz di facebook per rovinare l'intera giornata.
Pubblicato da Dave alle 14:16 0 commenti
giovedì 11 settembre 2008
Sarah Palin ha un amante
E io un'asfissiante banda bianca sullo schermo.
Come la mettiamo?
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mercoledì 10 settembre 2008
Stenosi Sociale
Un ringraziamento particolare a Kris, araldo di Edward Murphy.
Pubblicato da Dave alle 23:24 2 commenti
sabato 6 settembre 2008
Senza clamore
Quante sono le fenici?
Quanto premono le acque su dighe trafelate non in terra battuta ma in dura madre?
Come spira il vento da sotto invece che dall'alto?
Quali zampe artigliate ti scavano e premono la schiena a tutto sesto?
Come rendi trasparente il tuo sorriso di fronte alle corrucciate piombe ignoranti di chi non vede?
Ho visto le onde piccole e roteanti da ballerine piccole su piedi minuti, gli occhietti turchesi vispi e acuminati socchiudersi e spalancarsi in fiotti allegri.
Iridescente.
Il riflesso figliato da strali e appese sottilità di fluidi marini.
Cangiante.
Tempo e umore esploso di sabbia paglierina e cuscini di pingui alghe rossicce.
Murmureo.
Lo sgorgare continuo che copre le brutture terrene e ne cambia l'esistenza in marine.
Ti sei preso tutto come sempre, e ne lasci tradotto e masticato bene bene ai bordi come pelle conciata e morbida sulle braccia e il viso.
E ti ho stretto e accolto, cosi come nei miei occhi sempre dell'altro colore ti ho fatto padre e madre sopito e tumultuoso.
Adesso ne riposo sottile su un lastra affacciata al mondo quotidiano.
Qui, con la lingua, conto come battiti il sapore commovente di sale spumoso, passi affondati, talloni sospinti.
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Vermiglio, anche non di martedì
"Cash your dreams before they slip away"
Cash.
Come se a prelevar sogni si andasse veloci e plastificati dirimpetto al bancomat moderno e illuminato.
Ogni tanto dimentico il codice, purtroppo.
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mercoledì 3 settembre 2008
lunedì 1 settembre 2008
La volontà che ti salva
Anche oggi ho di nuovo compreso
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sabato 9 agosto 2008
Elogio della puttana
Pubblicato da Dave alle 19:59 1 commenti
mercoledì 6 agosto 2008
martedì 5 agosto 2008
Sfrondavano i raggi della luna
Ne hai presi intrecciati filari di cavi neri e bianchi di fronte a te.
Possibilità.
Accarezzati leggermente per la loro gommosa lunghezza e sfiorati quasi in limine, alla fine.
Volevi renderti conto della loro pavida lunghezza, dimensione, consistenza.
E invece hai trovato ritorta su se stesso una dimensione unica e infinita, quella di ciò che ci si ferma a contemplare senza posa, quand'anche la luna rimane abbagliata dalla bianchezza di certi pensieri in terra.
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sabato 2 agosto 2008
Figlio di Erebo e della Notte
E 'l duca lui: "Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare."
E più non dimando.
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venerdì 1 agosto 2008
giovedì 31 luglio 2008
Hai visto le luci in corsia
Ci si rende conto sovente delle similitudini diafane tra la vita, il
teatro, e i luoghi di aggregazione.
Che anche se fossero corsie di un supermercato ti danno quel senso di
vuoto e luce bianca straniante alle sette del mattino.
Eppure quell'olio insidioso per terra riporta piedi e gambe all'afosa realta'.
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mercoledì 30 luglio 2008
E se fossi affetto dalla Sindrome di Tourette?
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venerdì 25 luglio 2008
Qui le torri scalano i pensieri
Una torre dritta e in piedi, scalata da piedi che non sentono la comune gravità, da cieli tagliati di traverso e caldo afoso ad appiccicare i pensieri sulla pelle.
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giovedì 24 luglio 2008
Anime Salve ed Anime Belle
Ho visto prima un corpo seminudo, e le movenze, i gesti, le smanacciate forti di chi da lassopra aveva per mesi guidato quelle anime a combattere contro il troppo e quelle luci che mai riuscivano a farsi guatare.
Ed era il terrore di tutti i registi, che i propri attori non riuscissero a prendere "la luce".
Poi le vesti e i barattoli semplici, dei camuffati da smaniosi spettatori e prostitute giovani e senza macchia, piedi battuti sul pavimento dalla ricerca di questa sorprendevole anima buona.
Che poi le anime buone non esistano, chi può dirlo.
Da quel carrello poi usato a guisa di metallico e sparuto negozio di tabacchi, il perno attorno al quale le anime basse ruotavano, gravitavano.
E dei movimenti sincopati della cattiva coscienza, e delle voci cavernose dell'Io che tutto vede, e la musica che soffusa recava i ricordi che almeno una volta anche in me provocarono commozione e dolce piegar d'occhi.
Perchè qui gli occhi si piegano, contrastati dalla continua tensione tra il bene di se e il bene per gli altri; inconciliabile amarezza finale nello scontato abbandono degli dei della povera vittima che è in ognuno di noi.
Brucia Shen Te, insegui i tuoi dei con gli occhi e le braccia spalancate; proteggi dal male la miserabile vita che porti nel tuo ventre.
Qui finalmente vedrai: che per quanto ci si possa svuotare d'umanità per porsi al di sopra del bene e del male, il troppo non sta di casa ne sulla terra ne nel profondo del tuo commosso grembo.
ne "L'anima buona del Sezuan" di Bertolt Brecht, sul palco al Teatro Libero di Milano.
Spero ancora presto dal vivo in altri teatri più generosi.
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sabato 19 luglio 2008
Cerere
Hanno falciato il grano, e il verde all'interno si sfila basso tra decine di filari arrancati nei denti di metallo della macchina.
E la scoperta per caso, guardando a occidente con gli occhi semichiusi del mattino e la finestra stranamente aperta; e stranamente proprio adesso che il campo è tornato al mattino, alla primavera, allo smeriglio di un sole che copula ormai con le zolle nude non più pudenti di giallo.
Ne ho raccolto dentro un po' per me.
E uno sguardo basta per badare al mio raccolto.
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Ars Dictandi
Arma a doppio taglio, se la stupidità umana ne prende il controllo e ne esclude la buona fede delle persone.
Che scrivono.
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giovedì 17 luglio 2008
Il crepuscolo degli dei
Siamo in pochi.
E ci facciamo spazio in un mondo che non ci vuole più nemmeno come uomini.
Si naviga.
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martedì 15 luglio 2008
Ars Cogitans
Si prende ciò che si deve, e si lascia ciò che non si vede.
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lunedì 14 luglio 2008
Epistemologia di 'sta minchia
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domenica 13 luglio 2008
Occorre uccidere, distruggere e mutilare, se la causa è giusta
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Su quante stelle silenziose hai viaggiato
Perchè il silenzio non è fuori, non è mancanza di suoni dentro due stanze quadrate e su un letto soffuso di rosso.
Nemmeno lo puoi trovare in un campo di grano un po' bruciato e steso al vento, o in una via senza uscita in un tiepido tramonto di questo luglio inusuale.
Alquanto strano pensare che solo il mare calmo nell'albe e nei tramonti possa dare quel rombo basso e ripiegato, tra scogli slavati o sabbie di sassolini piccoli che assorbono tutti i rumori.
Eppure le montagne, le valli e certi angoli di città vecchie, non sono poi veramente cosi silenziosi; da cercarci il silenzio della natura o dei luoghi tralasciati.
Ma qui.
Qui dove latitano latitudini e longitudini che sanno farsi punti precisi e non coordinate, dove l'uno è tale nella consapevolezza di se stesso, dove ci si rifugia quando si scopre l'angolo e la sorgente del vero silenzio.
Se lo si scopre, quel porto e rifugio aiuteranno sempre quella piccola barca a riprender forza e direzione per il prossimo viaggio.
Che sia dietro l'angolo, dall'altra parte del mondo o dentro se stessi.
Pubblicato da V. alle 03:04 1 commenti
sabato 12 luglio 2008
Sorrido quando si creano Universi
Tra le parole e il vociare umido e afoso di luglio, certe noci nelle tasche e soffitti infuocati, benevolmente all'improvviso riluce in me quella risata che ho visto esplodere molte volte.
E ti rimane quel piccolo nodo allo stomaco, che sa di universi e possibilità abortite e mai nate.
Grazie al Cielo, questo è il migliore dei mondi possibili.
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Quando tramonta l'alba
Mi son ritrovato a saltare un piede alla volta leggero e in equlibrio su pietre disposte in mzzo al lago, affioranti e lucide sotto luna o sole, indifferenti nella loro mobile scultura.
La notte come stato mentale, il giorno come reale che brucia di luce come una foto sovr'esposta.
Volteggiavo in circolo su quei sassi e guardavo attorno fronde e stagni, non mi pareva molto vero tutto quello che stava accadendo.
Ti senti nel posto giusto, ma non sai perchè e aspetti.
Forse è meglio cosi.
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giovedì 10 luglio 2008
La notte e l'alba di chi sente attraverso
"Ma mi senti almeno?"
"Penso di si.."
"Come pensi?!"
"Eh, non so se mi è lecito"
"Lecito?Ma io ti sento, e se ti sento sarà pur giusto sentirsi, no? O mi vuoi dire che è un illecito sfuggito al controllo?"
"Chissà, su queste questioni filosofiche non entro nel merito"
"Merito merito. Che merito ci sarebbe nel partecipare di qualcosa di ovvio come il sentire?E poi non facciamo gli stupidi, hai orecchie, parola e occhi; nonchè un bel musone grosso, se vuoi saperla tutta. Quindi non ti nascondere e avvicinati"
"Ah... ecco. Mi devo avvicinare"
"Ovviamente, lo sai che non ho problemi di sorta a chiedere quello che mi va' "
"Certo, come dimenticare certe velleità umane?"
Quella bellissima figura enormemente minuta e striata, avvicinò le sue vibrisse setose al viso un po' rotondo e noncurante che di sottecchi lo guardava.
Forse un morso sarebbe bastato a divorarne il busto tutto intero.
Ma certe tigri non vivono solo nel bengala o in siberia, nel selvaggio modo di vivere dettato dalla caccia e dall'autoconservazione.
Certe tigri non esistono qui.
E quella-diciamo-tigre avrebbe sopraffatto il mondo intero e oltre per proteggere quella furba testa rotonda.
Furba o folle.
Una notte tanto tempo prima, la fuori la notte era immobile e di canapa, il grano sfrigolava piano e la luna mescolava luci e ombre come un caffè denso e riflettente; e i rumori si facevano estivi, e la pioggia era lontana, e le promesse del terreno avevano finalmente dato i loro frutti.
Poi il silenzio: improvviso, pesante e soffuso.
Soffuso per il modo gommoso con cui i suoni rimbalzavano per la stanza da fuori.
Uscito, si accucciò piano perchè sapeva che la sua vita sarebbe dipesa solo da quanto lentamente si sarebbe mosso in quel momento.
Che cosa stupida, si disse, come se il movimento di una discesa sulle ginocchia fosse più sordida e grave di quel mastodontico paio d'occhi a clessidra dorati che lo fissavano bassi.
Occhi cosi mastodontici non potevano esistere.
O forse si?
E i denti... i denti, pensò. I denti erano scaglie quasi a moltiplicare quello sbrego di luna in cielo.
Ed erano tanti, lunghi e perfetti per il loro scopo. Perfetti, si.
Almeno pareva, eppure non si direbbe cosa saggia provarne durezza e movimento.
Però si guardarono.
Dimenticando dimensioni, dentature e occhi da una parte, e umanità, fragilità e mortalità dall'altra.
Si guardarono, e si videro.
Si videro; e semplicemente, come semplicemente accade per tutte le cose prime del creato, si sentirono.
Ogni sera si sentirono, prima con gli occhi e gli odori, poi con i suoni e le parole, e infine con mani e pelo unite a braccia con quella lingua di raso su un cuscino di raspe.
E cosi divennero. Semplicemente divennero.
Il cosa divennero, non contava.
Contava che il loro sentire era ciò che faceva girare e modulare tutto il resto, per qualsiasi luogo e tempo si potesse vagare con la mente e i salti veloci, ciò che permeava il tutto era quello.
Ciò che li definiva.
E nessuno avrebbe permesso a modo suo il male dell'altro.
"Con quegli enormi occhi penso che tu riesca a vederne di particolari e piccole cose"
"Penso di si. Ma non ho mai avuto occhi piccoli come i tuoi, non potrei dirne altrimenti"
"Sofismi. Lo sai benissimo che ti accorgeresti dell'aumentare del mio battito guardandomi solo la gola per un istante!"
"Il giorno che deciderò di fare un poco lauto pasto, ci penserò. Grazie per l'idea"
"Prego"
"Prego. Questa cosa non la capisco. Spiegami"
"Ma è solo un convenevole trito per chiudere il rito dei rigraziamenti. Nulla d'altro"
"Ah.. ecco. Sei stato proprio esaustivo. Le tue spiegazioni sono puntuali e precise, non lasciano dubbi. Sarò stupida io se ti dico che non ho comunque capito? Grazie..."
"Prego!"
"Ecco..."
"Cosa?"
"Questo prego, mi irrita"
"Ti irrita?A te nulla irrita"
"Falso, mi irritano un sacco di cose. L'odore delle persone stupide, le velleità divine, certi suoni osceni che escono da certe bocche e la cipolla"
"La cipolla?"
"Si, la cipolla"
"Certo che sei strana"
"Anche tu per me"
"Questo è vero, quando hai ragione hai ragione"
"Grazie"
"Prego"
"Ancora..."
"Cosa?"
"Prego!"
"Ecco che ti irriti"
Quei denti digrignati in quel modo subitaneo e scricchiolante fecero sorridere di rimando quella testa un po' rotonda di fronte.
"Volevo dirti una cosa"
"Parla, ti ascolto"
"Beh... ti voglio bene"
"Il bene.. me ne vuoi? Questa cosa non l'ho mai capita, sai?Il bene"
"Bene è quando vuoi che qualcuno sia felice, e la tua felicità si riflette e moltiplica nella sua. E' molto personale, un legame magari a senso unico ma forte verso chi lo prova. Anche se molti si riempiono la bocca di certe parole. Dovrebbero starne attenti a dispensare bene come se fossero pioggia e caramelle nel Borneo. Inutili"
"Ecco che sentenzi adesso..."
"Si, sentenzio"
"Comunque questa cosa mi fa sentire cose strane, ancora"
"Cose strane? Cosa?"
"Un certo calore da qualche parte tra le zampe anteriori e la coda, decentrato e diffuso ma localizzato e preciso; un po' sopra e un po' sotto. Forse anche in mezzo agli occhi e sulla schiena, sai? La pancia anche, e i fianchi ne subiscono l'influsso. Insomma, non ci capisco nulla..."
"Bene!"
"Come bene?"
"Vuol dire che sei sulla buona strada per capire il bene"
"Ma non ci capisco veramente nulla col bene"
"Ecco. Questo è cio che ti salva"
"Ti voglio bene"
"Ti voglio bene"
Presero la rincorsa e saltarono sui tetti e i palazzini bassi. Tra quei campi di grano lasciarono orme che si rialzarono senza mostrar traccia. Gli alberi frusciarono e i balzi scossero ovattati la terra nuda. Il mare si avvicinava e corserò forte e a rompifiato sulla spiaggia fredda e compatta. E la neve più in la, e il ghiaccio vetroso e azzurro. In più non si fermarono nemmeno quando le lame dorate tagliarono l'aria satura delle loro corse sfrenate.
"Verso il sole, verso il sole!"
Si sentiva nell'aria squillante il grido di euforia e vita, quasi che a vocalizzare anche ruggiti e rombi di gola ci si mettesse quell'essere enorme e innamorato.
Che finalmente avevano capito il bene.
Il bene di vivere tutto.
Il bene di vivere per sentire attraverso il loro legame, l'infinito intero.
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No limits
Quanto si è folli?
Se poi di salto evolutivo o nel vuoto, questo ce lo dirà l'asfalto laggiù.
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Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma
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mercoledì 9 luglio 2008
Seppuku
Me ne mancano solo un paio. Prometto che ci metterò tutto me stesso per completare la lista.
ATTENZIONE AI SEGNI DI SUICIDIO
1. Ideazione (pensare al suicidio)
2. Uso o abuso di sostanza (aumento o modificazione della sostanza)
3. Senso di colpa (senza scopo o senso di appartenenza)
4. Sentirsi intrappolati (sensazione di come non vi sia alcuna via d'uscita)
5. Disperazione (non vi è nulla per cui vale vivere, senza speranza o ottimismo)
6. Ritiro (da famiglia, amici, lavoro, scuola, attività, hobby)
7. Ansia (agitazione, irritabilità)
8. Sconsideratezza (ad alto rischio - tenendo comportamento eccessivi)
9. Depressione del tono dell’umore (drammatico cambiamento di umore)
10. Parlare di suicidio
11. Dichiarazioni di disperazione, impotenza, o infelicità
12. Preoccupazione per la morte
13. Improvvisamente felice, più sereno.
14. Perdita di interesse per cose di cui uno si preoccupa normalmente.
15. Visita o chiama le persone che si occupano affettivamente di lui.
16. Mettere ordine impostare definitivamente gli affari.
17. Regalare oggetti e beni preziosi.
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Manierismo
L'illusione di un turbine in giostra.
Carosello a cavalli in stile '700.
Scruto l'esterno che si modifica. Purtroppo, io continuo a girare. Non ho ancora il coraggio di scendere. Oppure, credo ancora nella giostra.
Ma la testa continua incessantemente a roteare.
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giovedì 3 luglio 2008
Rimming
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mercoledì 2 luglio 2008
Stupendo nel clamore di vivere tutto
Ci vuole coraggio a non deludere.
Ci vuole incoscienza ad amare.
Ci vuole follia a pensare che gradini e marciapiedi sconnessi possano portare solamente verso una determinata strada.
Le costanti eccedenze di sentire portano la pelle a staccarsi dalla carne natia e sguazzare libere di appigli in arie, acque, terre e luoghi uscite fuori dai più antichi e mesti libri di autori antichi.
Ci sono parole grevi sussurrate dietro le tende polverose, che si impolverano subito dopo averle messe; colpa forse del loro colore mai giusto per questa stanza.
Ci sono ombre e fotografie appese sui muri, che tali devono rimanere.
Ci sono luci e la Luce di questo soggiorno, che tali e tante volte ho sospirato aspettando il momento che entrassero in me, accantonando felicità negli angoli e depurandomi da certe false e ferrugginose convinzioni.
Ci sono spiriti che si affiancano, modellati come gli allievi martellano a spigoli vivi i modelli impareggiabili del maestro in attesa, in attesa che uno finalmente si faccia avanti e superi in bravura e stupore il più bianco dei sogni di marmo.
Ci sono parole, appunto; scritte e non dette, ritrovate al mattino e mai in fondo vedute veramente.
Ci sono sempre atmosfere basse, foriere di brutto tempo che si accalcano la' fuori premendo alle finestre dopo tanto tempo pulite.
Ci sono io, e mezzo mondo fuori ad aspettare.
Ci sono io, e mezzo mondo fuori che continua ad andare.
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martedì 1 luglio 2008
I numeri sulle pagine
Di carta riciclata e scabri tratti di penna, quei numeri segnano la strada che vorresti far seguire a chi affonda occhi e dita nei tuoi piccoli pensieri.
Eppure tanto palese e giusto era l'ordine delle cose.
Tanto che ne tenevo stretta come la mano su un auto d'una sera e crepuscolo; tanto che non volevo lasciar scivolare le sensazioni e il calore.
Non lasciare andar via.
Quasi che sorridessero segni e parole scritti e inviate, spersi e ritrovate.
Qui, con me, finalmente.
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lunedì 30 giugno 2008
L'ultima volta di Megiddo
E buttò giu un palazzo con uno spintone, quattro cartelli autostradali, due ponti e dieci portoni.
Poi prese a manate aperte i campi da calcio, le ringhiere, i pilastri delle case e strinse a se i lembi dei campi vicini.
Divelse otto strade, sette marciapiedi e persino due o tre panchine solitarie.
Stanco.
Stanco si sedette tra due colline innamorate e strette tra loro.
Quindi aspettò con le spalle a oriente.
E tremò quando le gelosie che le nuvole avevano creato gli fecero stillare la luce satura e terribile di quell'unico tramonto.
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sabato 28 giugno 2008
P.O.V.
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giovedì 26 giugno 2008
martedì 24 giugno 2008
Dust in the wind
Quella polvere sparsa alzata da passi che delle volte non sono i nostri.
E noi li a guardare dal basso a livello del terreno arso e riarso.
Quante strade, e sentieri, e scorciatoie e allunghi prima di vedere certi sogni illuder se stessi di esistere.
Però il bene che arriva scavalca a falcate larghe e profumate i sabbiosi strascichi di vita che rallentano l'andare di chi cerca.
Chi cerca?
Solo chi è vivo.
E allora si viva, di ricerca e bene.
E facciamo noi stessi preziose stelle polari e muschio verde a segnar la strada verso casa.
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lunedì 23 giugno 2008
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue. ” (Eugenio Montale)
Oggi va così...
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domenica 22 giugno 2008
Sunshine
L'estate dimora qui.
Sotto il tavolo, le sedie, tra i cuscini del divano e le stoviglie in cucina.
Nel bagno, tra gli asciugamani che sanno di grano e il sapone che sa di erba.
Il soffitto è azzurro, è blu, è giallo è Luce sole acqua fuoco sabbia morbida corse e fughe all'ombra.
Qui sta l'estate, qui tutto l'anno, qui si da la spinta a tutto il resto.
Qui tra le mani piccole e brevi ti farò vedere quanto è grande e immenso il sussulto trionfante del sole.
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venerdì 20 giugno 2008
Di molto seguitar di alberi ho visto le fronde
Come se stessero aspettando proprio il momento del distacco.
Sospesi e ansiosi, malcelati sguardi frementi attendono il passo nel gretto del fiume da slogar caviglie e convinzioni.
Passano una vita, un'eternità, lambendo certi pensieri di abbandono e di stanchezza ma non ne trovano mai il coraggio.
Perchè certi crivelli e carati arrivano dal profondo e splendono più di astri e soli nascenti ad est, quand'anche ribaltando l'alba ad ovest e acquistando colori di strascichi ogni secondo di più, non se ne perdono splendore e meraviglia.
E noi siamo pedine in un gioco che più grande del nostro morbido animo ci prolissa e confonde orecchie e passi incerti..
Come che l'indifferenza nella vita sia gia il più ignobile dei destini, qui ci si gonfia d'orgoglio guardando questa fortezza meravigliosa costruita solo per i nostri occhi.
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giovedì 19 giugno 2008
Stupire la vita, stupire la morte
Mi vien da parafrasare quelle bambole di Dresda che ogni tanto bussano con mani di cartapesta alla mia porta.
Per gridare fuori al mondo che forse sono più in alto di certi vili pensieri.
Di certe convenzioni e pregiudizi dietro cui si nascondono false belle speranze di buoni sentimenti.
Più in alto.
Noi siamo più in alto.
E faremo bruciare gli occhi spalancati di chi seguirà il nostro volo senza spiccare il salto per raggiungerci.
"Don't tell me if you get another boy, babyjust tell me if you get another love"
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Fiorivi, sfiorivano le viole
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mercoledì 18 giugno 2008
I piccoli particolari
Di salvifiche sponde abbiamo segnato le acque del mondo.
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E se la tua vita fosse un aneurisma?
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martedì 17 giugno 2008
Ho ribattuto quell'acciaio nove volte su se stesso
Ora è veramente solido quello scaltro acciaio nei miei occhi.
Me lo avete spinto, graffiato, strappato, arrochito e spuntato.
Prima o poi viene fuori, e gli eventi si susseguono anche questa volta freddi e nitidi, affilati e eterni come la lama ribattuta nove volte nell'antico oriente.
Li ho buttati nell'acido quegli occhi, e ne ho tirato fuori perle di profondità dalla terra bruma e secca, sotto indicibili pressioni sotterranee e compressi sentimenti di stupore.
E come ogni volta anche ora, la linea dura e affilata recide.
E mi salva, di nuovo.
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Attraverso i suoi occhi
E mi disse da dietro sparuti sguardi di sovrannaturale umanità:
Pensai brevemente.
Sconnesso un singulto di risa morenti..
..e ricambiai una timida lama di grigio ai suoi globi dorati.
...
"Cosi sia"
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Gentleman Quarterly
"Ti leccherei il buco del culo sino a farti tornare indietro lo stronzo".
Mi giro di scatto.
Lo sconosciuto mi si avvicina con un guizzo.
Persiste con un: "cristo per quel buco puzzolente sarei disposto anche ad uccidere".
Epigono della società moderna.
E chi sono io per contraddirti.
Peccato non aver potuto continuare la conversazione.
Avresti potuto essere il mio sensei.
Mi dovevi ancora indottrinare verso la mistica tecnica dello sbadiglio.
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lunedì 16 giugno 2008
La soluzione finale
Vi prego..qui premono e contengono..qui gonfiano e instillano..qui esplodono.
Quasi.
Fermatemi gli occhi, contrastate la rivoluzione che crea e distrugge.
O fuggite.
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Rabbioso nelle mani che distruggono
Hai rotto e ritorto supini corpi che ti parevano di molle e viva carne, invece della gracchiante giuntura di metallo e cuio nero.
Quel gracchiare della pelle conciata che stride quasi nelle orecchie, sfilacciando i suoni proprio nel momento prima dello strappo.
Strappo.Lacerazione.Rottura.
Dilania.
Altrui coscienze a morsi sferici e rabbiosi ti prendono le carni a tirare quasi come fameliche belve in attesa da millenni.
E ogni volta stupore e diniego, incredulo e ruvido lo sguardo si posa sulle vesti macchiate e intrise.
Pregne.
Non sai se solitudine.
Non sai se ardimento.
Non sai se tu e gli altri no.
Traboccante di madido odio prendo per i lembi strade e pavimenti, alzati e sbattuti al vento come lenzuola polverose; giro roteando spingendo tirando fino a che gli avambracci brucino nei muscoli doloranti.
E che brucino.
E prendano fuoco i lembi, le tese, le falde e gli spigoli di questa realtà di quadrate facce rattoppate.
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domenica 15 giugno 2008
Nicola Sapone mi fa una sega
Avrei voluto sacrificare una qualche vergine, ma qui di vergini non sono nemmeno le cassette.
Roba vecchia...
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Black Hawk Down
Da quando la forza di gravità è diventa superiore a 9,80665 m/s2?
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sabato 14 giugno 2008
Forse nel vuoto almeno un rombo
Queste mani ora si tendono.
E sono veramente tante.
Quasi troppe mi verrebbe da dire; ma siamo molto più parchi e onesti con noi stessi da ricordarci che il troppo non sta qui di casa.
E queste mani adesso tante e tese di sforzo in allungo, accarrezzano e strattonano, lisciano e stringono, spingono e trattengono.
Proprio ora che di moto e inerzia mi muovo verso quei vertici d'equilibrio docili e rilassati, movimenti rotatori di mani nuove creano onde e vortici sul piano lucido e metallico dell'acqua rosa striata d'argento.
Non esiste un momento in cui serve avere un moto esterno che ti spinga. Esistono solo le occorrenze immanenti che devono fare da motore e energia assieme, come un astro che si consuma ma procede splendente la sua rotta nell'ignoto.
Se poi di rimando si possa dar luce anche a quelle mani calde e frementi, si allargherebbe un placido sorriso a coronare la via che ti precede.
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giovedì 12 giugno 2008
Del suono che creò
Suoni e rinasci.
Forse dal suono si fu fatta vita e arte, forse venne presa e ritorta su se stessa l'esistenza stessa.
Strizzata a suon di armonie e note, rintocchi e vibrazioni che mai fecero ritorno al luogo d'origine.
E noi ne stiamo sotto a sentirne cascate e tintinnanti tremolii, da quel lontano inizio che colpì per prima l'ombra del nulla e poi la luce della consapevolezza.
Quando appoggi l'orecchio piano sul freddo legno, scalda come un tuono circolare che ti riporta presto al primo istante.
Suona, e avrai il posto che ti spetta di fianco al tuo dio.
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Se rinasco - parte seconda
Rinasco Andreotti.
Giusto per avere da leggermi l'archivio privato prima di andare a dormire.
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mercoledì 11 giugno 2008
La nebbia ha un corpo leggero e tu vai
E questa potrebbe si assurgere a lapidaria e istintiva forma d'essere.
Questa canzone l'ho sempre amata, come ami quelle canzoni di mille anni fa e di cui non ne capivi il senso.
Ma ora si.
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Nei passi leggeri, leggersi
Certe volte si cammina di rumore in rumore, che accartoccia nuvole in alto a guardarti cambiando il colore delle orme che lasciano i tuoi passi.
Delizia della perdita ad ogni passo sospinto.
Dramma della conquista sotto il suolo nuovo quasi calpestato.
I colori tinti con filtri blu,sembrano quasi di vetro scorrevole in una doccia quotidiana.
Ora e adesso si fa il mondo che vedi.
E adesso e ora ne perdi vertici,righe e parche rimescolanze; perchè il carattere e la volontà sono solo piccoli foglietti di carta colorati che soffiano e frusciano sotto certi aliti di vento.
Ma solo di certi.
Acciocchè per tutti quegli altri rumori non ci si cura,adagiati sulla forza che ti accende l'aver viaggiato a lungo da soli per le sconnesse terre della consapevolezza.
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Dilemma di Haldane
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martedì 10 giugno 2008
Gerbilling
Siamo gli ultimi e combattiamo una battaglia contro i penultimi.
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venerdì 6 giugno 2008
Se prendi la Luce e ne fai Visione
Riscopro i lati nascosti di visioni e luci del mio viso che non pensavo.
E' bello vedere quello che non pensavi.
O quello che di te in qualche modo pensano gli altri (le immagini alla fine sono o no schegge di coscienze parallele alle nostre che ci guardano e ci digeriscono?).
Mi piace pensare di essere un buon oggetto di studio.
Sezionami.
Eviscerami.
Indagami.
Soppesami.
E cospargi di quegli olii profumati che rendono la realtà lucida e perenne.
Poi prepara certi canopi che per l'eternità manterranno intatti particolari di me nella tua mente.
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giovedì 5 giugno 2008
mercoledì 4 giugno 2008
Tyler non lasciarci a piedi
Perchè due nuvole e un po di instabilità a noi ci fanno una sega.
Anche due.
(viziosi)
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Versipellis
Nessuno può vedermi nudo.
Perchè nudo è dentro, non fuori.
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lunedì 2 giugno 2008
Il bello dopo il peccato
Certe lune da dietro sembrano fisse e bianche come di marmo avvicinato alla carne, stabili e luteee come porcellana dura e perenne; come spuma e latte fredde e sabbiose.
A vederle la natura umana sospira stanca di fronte agli eventi carichi di nulla, anche un tozzo di pietra bianco e iridescente sembra stare e vivere sopra a tutto come uno slancio di trionfante coscienza.
Le gambe perfette, i fianchi di pudore verginale, i fiori ripresi e abbandonati tra l'amore saffico di chi sorprende in se l'attimo di eterna felicità e giovinezza.
Non so se amare la perfetta variabilità della scultura o il dolce e intrecciato abbraccio che queste tre grazie ci porgono alla vista.
Sarò dietro di loro, non ho bisogno di guardarle in viso per saperne l'espressione.
Mi bastano le braccia nude e amorose che si stringono scaldando la fronte e il petto più di uno scalpello piantato nella carne viva.
Scalda e sopravvive questo marmo, per sempre: lo sguardo è sognante, semi chiuso; le palpebre abbassate e ammorbidite dal lauto e salubre respiro caldo che dappertutto sprigiona creazione.
Si sarebbero baciate e ne avrebbero fatto dolcezze e sospiri avvinghiate con carezze.
Ma voi non vi fermate.
E immobili dateci speranza del bello; brillate e splendete per noi, che stiamo qui a guardare.
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sabato 31 maggio 2008
Il lattaio di Leith
Ho una costola incrinata. E pressapoco la conversazione è stata la seguente.
Ore 10.17 del 30/05 presso lo studio medico.
D: cazzo, dott. G******i è da domenica che ogni respiro è una coltellata
G: ci vorrà più di un mese prima che tutto vada a posto
D: ho capito, ma mi prescriva qualche cosa; non ho assunto nulla
G: prendi un antidolorifico
D: dottore, devo prendermi un litro di nimesulide per non sentire più niente
Lui apre un'anta, prende un blister e mi porge una compressa orosolubile
G: mettila sotto la lingua
D: cos'è?
G: mettila sotto la lingua e torna in ufficio
Faccio quello che dice: la metto sotto la lingua, salgo le scale, la compressa si sfalda, i recettori fanno il loro dovere, entro ed il dolore è scomparso.
Ore 17.48 del 30/05 presso lo studio medico.
G: mi spiace, non posso
D: ed io come cazzo faccio 'sto fine settimana?
G: davide, mi spiace, ma proprio non posso
D: ma almeno mi dica di che cosa si tratta, ho un amico farmacista, sicuramente me lo procurerebbe senza ricetta
G: smettila, non posso, come lo giustifico di averti somministrato un confetto di morfina da 30 mg
Salgo in macchina. Avvio il motore. E penso a quanto sarà dura domani tornare al blando e delicato Aulin.
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venerdì 30 maggio 2008
Teoria Unificatrice Universale
Non è tanto l'accoccolarsi di pieghe vecchie che cercano di lisciarsi tra le molteplici valli del cuore.
E' quando te li strappano i sentimenti, che ci rimani di bocca aperta e confuso.
Ti strappano possibilità, clamori, sensi e pulsioni; ti negano di correre e ritornare, percepire e buttare fuori dai polmoni aria che fa eco.
E tu il mondo lo vedi fermo nella mobile confusione dei colori, che ti sembra di muoverti a velocità impossibili anche se cercano di far rotolare sassi e gravi tra le cortecce di gambe.
Non toglietemi il fiato a cercar di cambiare certe cose. O Cose.
Oppure che ci si provi pure.
Tutto quello che rimane alla fine è moto e azione.
E io non mi fermo.
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giovedì 29 maggio 2008
Meet you Snowcat
Se mi dovessi raffigurare, vorrei proprio cosi: nemmeno a farlo apposta.. che scrive, con la mela, con le foto, che osserva.
Mitico Snowcat, direttamente da Hong Kong
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martedì 27 maggio 2008
Eden
Turbato.
Allungato.
Contemplato.
E grato.
Di non andare poi troppo lontano per trovare Cose e vibrazioni.
Che vibra.. vibra, si!
Impastato in farina fine di sabbia, appeso alla luna con un filo sottile e lucente, immerso nell'acqua e da li pendolante, lentamente, dolcemente.
Vicino qui, è Eden.
Pubblicato da V. alle 21:13 1 commenti
An Inverse Cinematic
Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.
E poi mi sblocco di nuovo.
Come quei docili cannuli giapponesi dei giardini zen che riempiti d'acqua fino all'orlo schioccano verso il basso a riversare l'argento sulla pietra; e poi di nuovo in alto.
Tra le poche cime nemmeno tanto tempestose nella mia testa, stamattina guardavo dondolare sinuose evasioni in un'incertezza quasi adolescenziale.
Lo faccio, o non lo faccio?
Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.
Mi sto bloccando.
Sbloccato di nuovo.
E ci sarà pur un motivo sull'impossibilità di non poter avere tutto.
Eh.
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domenica 25 maggio 2008
Il bianco e il rosso non hanno confine
Se uno specchio di spuma scende dal paradiso e si appoggia contro pareti che non avresti pensato di sapere, ecco che l'infinito si schiude.
E tutti i sentimenti, cattivi pensieri, belle sfumature dell'animo si aprono e diventano rotonde e luminose.
Vibra di metallo e lucida armonia ma non fa parte di questo mondo, non cammini sulla terra, non nuoti nel mare, non fai altro che volare e prendere tutto ciò che dall'altrui mani e cuore arriva.
Non puoi vivere ne sopravvivere.
Non puoi dare ne ricevere.
Non puoi star solo ne in compagnia.
Non hai nulla da spartire con un mondo che non ti può contenere e vorresti farti contenere allora da qualsiasi altro.
Vorresti essere d'un bianco spettrale e odiare il sole e trangugiare litri di pioggia calda e riversare tutto nello stomaco pieno di acide speranze.
Non più un organo che spinga emozioni e sangue, solo un buco nero e vuoto dove contenere tutto il mondo fuori.
Perchè il mondo fuori è il tuo cuore, e il cuore non è più di carne è solo uno stato mentale.
Qui la mente è solo espressione dell'anima.
E tu di che anima sei?
Io l'anima del mondo.
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sabato 24 maggio 2008
L'obolo di 'sta minchia
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giovedì 22 maggio 2008
Corri sulle stuoie di bambù
Non so se pesano di più sopracciglia indurite dal sonno o pensieri a pozzanghere tra le pieghe di tutti i giorni.
Me ne sento però non appesantito, ne sento solo il peso.
Come cosciente coscienza di coscienziosa riflessione.
(ti perderesti, di grazia, nelle mie parole che rotolano pure per biglie di vetro anche oggi?)
Certe pozzanghere di cui i bambini schiaffano coi piedi la superficie e ne schizzano gocce a secchi sui passanti ignari.
Eh, ignari.
Qui l'ignavia si fa a stuolo di pertiche sul pavimento di terra. Scrocchia e gratta e scoppietta mentre ne schiacci gli steli con una bella soddisfazione di violenza (giustificata).
Traaa-traaa-trrrraaa-trrrrraaaa.
O erre o ti allungate sulle a alla fine, dilungano certi piccoli piaceri quando infastidisci le menti stuccate nelle teste.
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martedì 20 maggio 2008
Analgesico emozionale
Pubblicato da Dave alle 14:26 2 commenti
lunedì 19 maggio 2008
Coi passi leggeri di parole
Le mie parole cadono dalle labbra come cristalli e si infrangono.
Non camminare a piedi nudi, i tagli leggeri e rossi di sangue di lorderanno il passo.
O forse lasceranno segni per terra e con occhi sgranati ne seguirò la strada.
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La preda
Siamo tutti nati in cattività.
Non esiste la zona selvaggia dove solo unghie nere di terra trafiggono zolle e steli, qui pavimenti bianchi e trasparenze di verde incastonate nei muri ci fanno credere di essere un po' quasi liberi.
Credi di sbranare, addentare, guaire e latrare alla luna bassa e pesante.
Da dietro un tronco , una scheggia di corteccia, muschio o licheni abbarbicati dietro i sassi odorosi.
Ma tu vivi in una gabbia.
Lenta.
Calda.
Bianca ad assorbire tutti i colori e a donare ai tuoi occhi solo quello che vuoi vedere.
Lunga.
E il rosso, i colori, gli scatti tra i rami e le selve adombrate, le corse frenetiche e la fame.
Tutto nella mente.
La gabbia più bella che sia stata mai creata.
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sabato 17 maggio 2008
Panoplia
Con mio grande rammarico: purtroppo non sono gay.
Quanti problemi si risolverebbero alla radice?
Ma anche al tronco, ai rami, alle foglie, ai frutti e alle pigne.
E qua di pigna ce n'è una e comanda sempre lei.
Ah!quanto è faticoso essere etero.
Meglio etereo.
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venerdì 16 maggio 2008
Se non fosse qui il deserto
Amando e amando ne ho viste di gambe bloccate a morsi da sabbie mobili più pesanti della lava quando diventa nera.
Cosi tanto scioccante ne è il corso che il prigioniero si agita poco e straluna guardando verso il basso con braccia aperte e costernate.
Nemmeno la vede la tua di mano.
Nemmeno la cerca, più preso dal capire che, si, sei bloccato in un momento di granelli e silicio, e fuori fa caldo e l'aria secca i capelli.
Cosi le vittime in mal comune non han nemmeno un'anticchia di gaudio, fosse un unghia o un polpastrello grattato e sfregato contro il terreno attorno.
Ci si stranisce.
Di questa perversione che non sa di autoconservazione ma solo di idiozia.
Un animale sarebbe morto o si sarebbe salvato.
L'uomo è superiore...che ironia.. perchè può anche solo rimanere sommessamente per sua natura, ne dentro ne fuori.
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mercoledì 14 maggio 2008
Fuori è ghiaccio e fiamme azzurre
E quel sole batte!
Batte e sbatte, ma è forte e pelle gia scura e bruciata ne ha solo dolore e paura di riprenderne il calore.
Quasi che star meglio sotto leviatani di ghiaccio a raffreddar pelle e volontà, sia tenerla viva ma vigile sotto lo storno che si para di striate blu-azzurro a 100 gradi sotto zero.
Ti fa paura, tornare in una qualche vita.
E ci ho pensato stornando da me stesso pure la sensazione di appagamento e soddisfazione dell'esistenza pacatamente piena di me, io e non-altro-che-me.
Eppure certi dadi che rotolano li senti tombolare giu per le scale, dal cielo, da un albero, da una maschera, da un libro.
Adesso mi chino, rompo questo ghiaccio e ne fermo con mani umide il picchiettare.
Farò in modo che esca il mio risultato, farò in modo che ad ogni nuovo lancio sole, luna, tappeto e vento mi sorridano strafottenti!
Ed io ironicamente li idolatrerò, appagando anche la loro voglia di ego smisurati.
Prendo tutto, ho deciso.
Tremate: l'aria si scioglie al mio passaggio.
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martedì 13 maggio 2008
Titanomachia
Scalpito tra titani e foschia sui bordi della valle; e dire che mi ci sono portato dentro maculando qualche pensiero di un po' di stupore.
Plagiavo la strada.
Me ne facevo quasi simbolo mentre snodavo me stesso tra quelle pareti a V che portavano sotto le chiese alte e senza strade sui pendii gia verdi.
Ci si arriverà in qualche modo su quei sagrati che vedi dal basso, abbracciati e sbocciati da coste e mezze cime famelicamente spuntate ad addentar l'aria.
I pensieri erano rocciosi, lenti, ombrosi.
Mi si indurivano addosso, o appesantivano la mente.
Eppure era cosi benevola l'assenza d'altro che potesse in qualche modo scalfire certi Atlanti, in attesa ancora di combattere contro il mare.
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domenica 11 maggio 2008
Le grand bleu
Nell'aria calda di una mezza estate quasi anticipata prima che albeggi ancora il cielo, era li arcuato e disteso.
Prima che un nido o un lago ne prendesse l'armonia, mi si stagliava contro il basso crepuscolo che andava svegliandosi; quasi che si pensi all'irreale profilo di certi contorni che noti solo quando quella non luce copre ogni cosa.
E li stava, un cigno dagli occhi di luna.
E mi guardava.
E attendeva e anelava, tratteneva e respingeva, bramava e inorridiva.
Eppure per i tempi interminabili tra quello che è di notte e ciò che sfuma di giorno, ho sentito quel cigno adagiarsi e mescolarsi a quel blu che tutto pervade.
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sabato 10 maggio 2008
Per un sole carminio la' fuori
Odore di menta.
Neve di pioppo, qui sotto il piombo basso del cielo.
Poi altri uccelli neri da ali a virgole convesse che mirano sempre direzioni mai note all'uomo.
Neri, piumati, stretti tra pericolo e vento scuro.
E ancora odore di menta. Menta.
Nel naso le venuzze delle foglioline finemente seghettate sprigionano.
Non anelano acqua; si consumano nel profumo che donano, senza nessuna'altra ragione d'essere.
Forte, profumo e ancora coltri di vento addosso sagomano forme, sensazioni e pensieri.
Ti ho preso, menta, nel naso e nella mano.
Quanto profumo, ancora.
Quanto profumo.
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giovedì 8 maggio 2008
Prendila così
La vorrei prendere cosi delle volte:
tra bozze e abbozzi, mentre si sfuggono visioni di uomini con forza e controllo cosi solidi da far quasi timore alle piccole anime.
Perchè di piccole, ne esistono la' fuori.
Anime come gusci madreperlati, traslucidi e semitrasparenti; crederesti sia un velo quello che ne ricopre il gentile interno?
No.
Pensi semplicemente che sia la loro natura a spingere la tua visione fin dentro di loro.
Che mai ti stupiscono, infine. Proprio perchè è tutto semplicemente li, il bene e il male, il giusto e lo sbagliato.
Tanto semplice che ti spiazza; e ci vaghi in quello spiazzo bussando alle porte legnose, chiedi con voce incerta se è veramente tutto li, quello che si vede.
Ti parrebbe di capire chiazze di fango sull'erba verde, come a ombre vivide di cieli primaverili, invece è solo sguazzato terriccio ciò che vedi.
A toccarlo è anche freddo, viscido, granulo e sa di terra.
Sa di terra.
Che le piume nemmeno ti fanno volare se indurite nella creta.
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Goddess of Gush
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martedì 6 maggio 2008
Un latere che corre verso un dio
Quando corri, puoi correre o rincorrere.
Al solito si rincorre per futile natura umana.
Eppure c'è chi è più bravo nei 100 metri o nel fondo.
Ma partire per i 100 metri o per il fondo senza averne il fiato è qualcosa di stupido?
E perchè allora comunque e stonatamente lo facciamo tutti i giorni?
Inchiniamoci tutti, figli di Masoc.
Pubblicato da V. alle 23:07 1 commenti
Negli angoli sirene
Aver le mani stese allungate aperte oblique su tasti neri e bianchi poco più che legno e osso una volta vivi.
E riviverli ancora molto più assonanti di quella realtà che mal si cela dietro a inutili melodie trite di giorni granulosi sotto il sole di maggio.
Se mi guardo li nel nero di fronte vedo anche l'immagine riflessa nella liquida smaltatura di cera del legno.
Un velo di notte d'ebano avvolto in tese di note pure e laschi accordi di melliflue corde di metallo.
E le coppie di note, le triple, i gruppi e le due mani assieme tornano su scoperte sempre nuove per cascate di suoni a zecchini svuotati in una fontana d'argento.
Dagli occhi di luna anche stasera mi guardano certe sirene li in attesa con la guancia contro il muro.
Ancora bisbigliano a bassa voce e mostrano i candidi denti come lutee perline; ancora sorridono con gli occhi e non ne forman mai rughe i loro sottili pensieri.
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lunedì 5 maggio 2008
Autocritica parte II
Ripetimi che sono un incurante pezzo di merda.
Pubblicato da Dave alle 23:25 1 commenti
Non si stupiscano, è solo carbone in fondo
C'è stanchezza anche nel diamante questa sera.
Cosi radioso, sfaccettato, unico e avvolgente.
Dicono sempre.
E lo dicono..oh se lo si sente dire ogni volta di nuovo.
Nemmeno lui si stupisce più, perchè lui lo è.
Veramente.
Non ci si crogiola mica, un diamante.
Anzi, sono gli altri che lo dicono.
Lui non si cura di questo.
E la realtà che si sente e si vede davanti agli occhi a parlare con mille bisbigli tra le righe perfette dei suoi lati.
Quanto mai voluto e desiderato però in fondo solo da guardare e sapere che c'è (per sempre diceva De Beers) e non per entrarne a far parte.
La luce bianca che emana è faro e lucore che guida, consiglia, illumina senza false ombre ne riflessi.
Il diamante, sta.
Il diamante è condannato a vedere sempre bene e a capire tutto, perchè lui con la luce ha un rapporto particolare: ne viene trafitto, avvolto, e la divide e la moltiplica per tutto l'iride altrimenti invisibile, sempre e di nuovo.
E quel che lui si sente però, ad esser rimirato e accarezzato, è solo innaturale mancanza di partecipazione.
Molti, tutti quelli che vi si accostano ne dicono che è cosi bello, e non vorrebbero mai perderlo.
Ma in fondo agli occhi che si riempiono di quel lume, anche un diamante può essere solo.
Pubblicato da V. alle 00:38 1 commenti
domenica 4 maggio 2008
All'alba sulla strada azzurra
Mi ci ha portato un giorno il destino contro lo spigolo premuto sullo stomaco.
Mentre abbracciavo questo cuneo immenso che davanti a me era profilato, guardavo a stenti e carezze i due lati scuri e lucidi che portavano nelle due direzioni.
Nemmeno la consolazione di strade vecchie da rimpiangere, qui è tutto diverso, da questo momento si aprono scaglie di possibilità come mondi possibili in una meccanica quantistica buttata di traverso nel quotidiano.
Ci penso proprio ora, che non se ne può conoscere insieme peso e direzione di una scelta nel momento in cui la valuti;una o l'altra. Tanto meno capire se alla fine quella strada esista a priori di te.
Proprio nel momento in cui FAI la scelta, la scelta esiste, diventa reale.
Inconoscibile completamente, ma reale.
E per quel poco da una parte vedevo la strada dritta e stabilita, chiara, aree di servizio, carreggiate larghe, cartelli ben segnalati.
Dall'altra tornanti e curve cieche, stretti passaggi, strapiombi.
E ho scelto questo panorama incredibile.
Mi chiedo solo se quel panorama esista solo dai finestrini aperti, o possa essere in qualche modo appieno conosciuto.
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venerdì 2 maggio 2008
Col fuoco e la favella
Lo so che non mi si deve comprensione e nemmeno più di semplice attenzione.
Non quella profonda discesa su pendii e voragini scure dell'animo, ne salite verso vette sopra coltri bianche e umide, a vedere il sole vero.
Non mi aspetto che quelle idee fermentino nella testa degli altri, ne che i semi piantati fruttino ciò che la loro natura compete.
Tanto meno che mi venga accarezzata quella pelle interiore, in un massaggio circolare a cercar piege nascoste e definirne peso e sostanza.
Ma chiedo una cosa sola: ditemi cosa volete, o che state per volere, o che potreste volere da me.
Tutto.
Parole, baci, insulti, frasi, gomiti e palmi, sottecchi e sorrisi, strette e abbandoni.
Anche se fosse un calcio o una bastonata, fatemi vedere quella luce chiara e definita che più non mi faccia inciampare in mezzo a spigoli, triclivi e sponde.
Insomma, non latitate, fatevi carico di tutto e parlate.
Parlerò anch'io per voi.
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giovedì 1 maggio 2008
Certi lampi a tracciar la notte
Sono solo una persona normale.
Le persone normali dovrebbero portarsi solo coi pari loro, non raggiungere cime e vette da cui guardare il Nord spingersi meridiani più in la.
Mentre la gola si fa di sabbia e calore, i bambini piangono con le armi in mano e un nuovo moto di scoperta anima certe altre vite.
Quella realtà è cosi lontana, tutto si allontana come mai prima quasi a veder anni luce da alpha centauri alla terra direttamente dalla luna.
Quasi che la tua di realtà oltre a non bastare per contenere chissachi altro è molto più regolare e magari più anonima.
Eppure si combatte anche qui in trincea, tutti i giorni.
Che poi nn siano sassi bruciati dal sole ma cartelli e strade di provincia, specchi e vetri rotti ma problemi quotidiani e melliflui sogni in attesa.
Forse non fa differenza, combattere qui o fuori.
Ma la mia è una guerra che combatto senza voler sapere che guerre si perpetuano da altre parti.
Mi basta la mia.
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martedì 29 aprile 2008
Da sotto il diaframma
Pensavo oggi (e gia qui mi si aprirebbe una nuova tomba e sospiro di rassegnazione dalla platea).
Pensavo, volevo intendere, che si fa sempre a battaglia sospirando di dover cercare i significati ultimi, gli universi, le altre dimensioni, gli altri e noi, noi e loro, io e il sopra o il sotto.
Spaccare capelli sulla terra nuda a zolle riarsa, illudendosi di scorgere il sostegno che sta sotto il mondo delle cose materiali.
Oppure guardare in alto più dell'uranio (iper, magari) per vedere il gancettino a uso di palle di Natale tirate fuori dalla soffitta.
Se non svasando la propria testa per farla entrare in occhi e orecchie altrui, e molto miserevolmente alle volte mesti ritirarsi.
Prendi poi le leggi matematiche, la poesia, la religione, i sensi tutti delle cose e l'amore sempre a se stante e sempre immortale; e cerchi di esserne parte perchè solo a osmotizzarsi a loro riguardi allo specchio la loro materia fine.
Cerchi, appunto.
Ma non puoi.
E allora mi faccio una domanda piccola, serena e sorniona.
Sono veramente così importanti?
Semino dubbio come grani di sale a Cartagine, grani grossi e meticolosamente affosati in profondità. Quasi che l'acqua sopra non possa cospargerne minerali in giro in giro.
Sorrido a me stesso, e un altro segreto me lo son messo da parte.
Si rinasce anche nelle idee, nei modi, nei pensieri.
Questa fenice vola ogni giorno di nuovo.
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L'animale
Questa è quella che chiamo bestia, demone.
La guida che stacca pezzi e sfronda cose inutili e sofferenti dalla pelle.
E' l'animale che mi porto dentro.
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lunedì 28 aprile 2008
Cospirazioni
Quel qualcosa.
Speriamo veramente....
.... che l'universo ci si metta d'impegno per farmelo avere.
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domenica 27 aprile 2008
Getsemani
Se oggi non hai una pagina "myspace" non sei nessuno.
Pubblicato da Dave alle 12:49 0 commenti
sabato 26 aprile 2008
Puntini sospesi nell'aria
Si accalcano sempre alla finestra, spingendosi e tirando, attaccandosi per le spalle e buttando dentro gli occhi e il naso.
Mille rotonde opportunità di sere e di profumi, che il tuo naso non ha bisogno di sentire.
Come una roccia bollente al tramonto nel deserto.
Come una fontana piena bagnata anche dalla pioggia.
E poi quando alla finestra vai tu, premendo il naso contro il vetro e le mani sul marmo un po piu freddo del soltio, guardi e basta.
Solo la vista a riempire quel certo bisogno di cose sottili aldilà di te stesso.
Che da solo non ti basti mai.
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venerdì 25 aprile 2008
Qui c'è sempre un bel silenzio
Questa sera ho mangiato riso.
E ho pianto.
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mercoledì 23 aprile 2008
Segno l'aria come graffi
Gira.
Indurisce la scorza crepata di argilla secca al sole.
Gira.
Pensa e guarda con occhi veloci la linea dell'orizzonte. Lontana? Quanto mai vicina.
Gira.
Stringi le braccia a croce sul petto, che aumenta pure velocità e contenimento.
Gira!
Guardami, avvicinati, cercami. Riesci a stringermi?
Gira, ancora!
I piedi quasi si sollevano, e tutto un fascio di tempo dal passato al futuro diventa un grandangolo infinito.
GIRA GIRA GIRA!
Sorrido di sottecchi. E fermo di colpo il movimento.
Dritto davanti a te gli occhi a schegge di luna e di mare, te li inficco dentro nei tuoi di sottobosco pesanti e bassi.
Stringo i pugni, stringo, stringo, stringo.
E sporgo il capo verso il tuo mento fisso e indugiato ancora all'ultimo giro.
Dammi le stanze che chiuse vedon colori solo dipinti sui muri.
Pubblicato da V. alle 22:43 1 commenti
martedì 22 aprile 2008
Come il dolce respiro che ho sempre dentro
Giustificanti e giustificati, appianati assieme da distanze oggettive e soggettive di corpi che si legano senza morale.
Vorrei solamente donare la vista a chi un po cieco amabilmente si prodiga di lusinghe sulla lungimirante pulsione a trovare anime migliori un po più in la.
Eppure guardo sempre le nuvole lassù e mi ricorda la canzone e non c'è colpa, e non c'è necessità di far capire.
Ma ti stringono a braccetto come una dolce nuova cantante ti allieti e ti guardi negli occhi mentre gira con te: stretta la mano sul'avambraccio, caldo il respiro dal seno agguatato, piccoli i movimenti delle labbra che parlano solo di note.
Tutto ciò spento nelle stanze di chi sminuisce; perchè il rispetto non sta solo nelle persone, ma anche in ciò che dentro sentono.
Pubblicato da V. alle 22:12 1 commenti
Numeri Primi
Mi ci sento pò Numero Primo; che poi nemmeno è vanità repressa vista l'infinità possibile di queste occasioni numeriche.
Trasportarmi sorridente da rigidi concetti matematici alla flessuosa realtà di tutti i giorni, e perchè no?
A modello di Cose Uniche pure noi si è stati creati.
Bello pensare di avere anche qui un po' di sempre.
Tutti i pezzi si fanno avanti e danno molto più senso di teoremi o forse congetture mai dimostrate da secoli.
Però è cosi, Primo.
Non si scappa:
come essere unici e dividersi solo per se stesso o per uno soltanto.
O meglio, l'Uno.
E Euclide forse mi sorriderà ovunque sia.
Pubblicato da V. alle 10:56 3 commenti